Caregiver in Europa: come sono gestiti

di Noemi Ricci

26 Giugno 2017 11:00

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I caregiver sono una componente chiave nei sistemi di welfare nazionale in Europa: differenze tra Paese e Paese e prestazioni garantite.

Negli ultimi tempi anche l’Italia ha imparato a familiarizzare con il termine caregiver, che indica coloro che si prendono cura di anziani, disabili e non autosufficienti. Di particolare interesse la figura del caregiver informale, che effettua tale attività al di fuori di un contesto professionale e (generalmente) a titolo gratuito per una persona cara, diversamente del caregiver formale, solitamente una badante, che lo fa a titolo oneroso.

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Secondo le statistiche EUROCARERS – rete europea delle organizzazioni che rappresentano i caregiver familiari e di coloro che svolgono ricerca in questo campo – l’80% dell’attività di cura complessivamente prestata nell’Unione Europea a persone non autosufficienti è fornita da parenti e amici, con un numero di caregiver familiari che, anche nei Paesi con un sistema sviluppato di servizi di assistenza formale, risultano essere pari al doppio degli operatori del sistema socio-sanitario.

In totale si contano 100 milioni i caregiver in Europa, di cui 2/3 sono donne, per un valore economico percentuale sui costi complessivi dell’offerta formale di cura a lungo termine che negli Stati UE varia dal 50% al 90%.

Da questi numeri si comprende quando i welfare nazionali contino sul contributo dei caregiver familiari, rendendoli sostenibili.

Le differenze tra Paese e Paese sono notevoli:

  • in Svezia e Danimarca ad esempio esiste un sistema di assistenza continuativa a lungo termine fornito e finanziato dallo Stato e dunque il ricorso ai caregiver familiari è moderato (nonostante un forte sostegno agli stessi);
  • nei Paesi Baltici manca totalmente un sistema formale e per soddisfare i bisogni di assistenza si fa interamente ricorso ai caregiver familiari (peraltro non adeguatamente sostenuti);
  • addirittura in Estonia la Costituzione sancisce un vero e proprio dovere dei figli di prendersi cura dei genitori non più autosufficienti;
  • Francia, Spagna, Germania, Polonia, Gran Bretagna, Romania, Grecia prevedono specifiche tutele per i caregiver familiari. In generale nei Paesi del Nord Europa c’è un buon sistema di offerta di assistenza formale, nonché misure di conciliazione.

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Identificazione e valutazione bisogni dei caregiver

Un problema diffuso riguarda l’identificazione dei caregiver familiari: Inghilterra, Francia, Ungheria, Lussemburgo, Malta, Olanda e Svezia è stato sviluppato un sistema per individuare i caregiver nel sistema socio-sanitario, mentre negli altri Paesi europei i caregiver sono identificati tramite la persona beneficiaria di cure, quando la cura è discussa con i medici di base o con i servizi socio assistenziali. Un’altra problematica è quella della valutazione dei bisogni dei caregiver: solo Inghilterra, Malta e Svezia hanno definito un sistema in tal senso.

Ponendo particolare focus sulla situazione in Inghilterra, con l’approvazione del Carers Recognition and Service Act nel 1995 e successivamente con il Carers and disabled children act del 2000, è stato riconosciuto al familiare che assiste il diritto alla valutazione della propria condizione di bisogno esistenziale, indipendentemente da quella della persona assistita, configurando, quindi, un diritto soggettivo autonomo. Con la strategia “Recognised, Valued and Supported: Next Steps for the Carers Strategy” del 2010 il Governo ha stabilito le seguenti priorità:

  • facilitare i caregiver a riconoscersi in quanto tali in una fase precoce;
  • riconoscere il valore del loro contributo e coinvolgerli dall’inizio nell’ideazione dei piani di cura individualizzati;
  • aiutare coloro che hanno responsabilità di cura a raggiungere il loro pieno potenziale educativo ed occupazionale;
  • personalizzare il supporto diretto ai caregiver e ai beneficiari della cura;
  • aiutare i caregiver a rimanere in salute nel fisico e nella mente.

In Finlandia è prevista la possibilità per le autorità comunali di assegnare un’indennità sulla base dei bisogni della persona anziana, pagata direttamente al caregiver familiare che fondamentalmente stringe un accordo con il Comune per la fornitura di un certo livello di cura, secondo un certo piano di cura. I caregiver hanno diritto a tre giorni di congedo al mese e hanno diritto a ricevere cure sostitutive (pagate dal Comune).

In Francia coloro che hanno dovuto interrompere la propria carriera per prendersi cura di una persona cara per almeno 30 mesi di seguito possono godere di pensione piena all’età di 65 anni e ai fini contributivi il periodo dedicato all’attività del prendersi cura è assimilato all’impiego.

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In Germania sono stati istituiti i “Pflegestützpunkte” dei centri di informazione rivolti ai caregiver e alle persone bisognose di cura che offrono, gratuitamente, informazione comprensiva e indipendente e indirizzo in merito ai servizi sociali e di supporto, cooperando con tutti i servizi coinvolti nella prevenzione, riabilitazione, cura e assistenza.

La Svezia sostiene i caregiver anche dal punto di vista psicologico, attraverso una serie di progetti che coinvolgono entità pubbliche (staff medico in istituzioni), attori privati, comunità locali, ONG e familiari. Oltre al supporto psicologico, vengono offerti formazione e momenti di sollievo: le municipalità offrono ai caregiver familiari la possibilità di avere dei break con cura sostitutiva a domicilio senza spese, oppure soggiorni in spa dove si occupano della cura per il paziente per uno o due giorni. Viene inoltre incoraggiata la comunicazione tra il personale socio-sanitario e i caregiver, allo scopo di creare delle istituzioni “carer-friendly”. Ci sono anche programmi di helpline, offerti dal terzo settore e dal settore pubblico, con l’obiettivo di una sempre maggiore integrazione.

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