Prosegue l’iter di approvazione della legge contro gli abusi edilizi, che è stata approvata dal Senato con una serie di correzioni e ora deve quindi tornare alla Camera. L’aula di Palazzo Madama ha inserito solo lievi modifiche rispetto al testo che era stato approvato dalla Camera, riducendo le risorse per la banca dati degli abusi edilizi e aggiornando i riferimenti temporali al 2017. Si tratta di una legge che è in discussione in Parlamento dal 2014. Restano le critiche relative alle priorità che il magistrato deve seguire per ordinare una demolizione, che secondo i verdi rappresentano una sorta di condono. Ma vediamo bene cosa prevede la legge.
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I criteri che il magistrato deve seguire per eseguire le demolizioni (quando non vengono eseguite per ordine dei Comuni), sono i seguenti:
- rilevante impatto ambientale o immobili costruiti su area demaniale o in zona soggetta a vincolo ambientale e paesaggistico o a vincolo sismico o a vincolo idrogeologico o a vincolo archeologico o storico-artistico;
- pericolo per la pubblica e privata incolumità, nell’ambito del necessario coordinamento con le autorità amministrative preposte;
- immobili che sono nella disponibilità di soggetti condannati per i reati di associazione mafiosa.
Nell’ambito di queste categoria, però, il magistrato darà la precedenza alla demolizione degli immobili che non sono ancora stati ultimati, e a quelli che non sono abitati. E’ questo il punto su cui si concentrano le critiche dei Verdi, secondi quali in questo modo resta alto il rischio di salvare «costruzioni totalmente abusive in aree sottoposte a vincolo idrogeologico e ambientale. Se c’è una condizione di necessità – dichiara Angelo Bonelli, coordinatore esecutivo dei Verdi – si dia una risposta con programmi di edilizia economica e sociale».
Il motivo per cui l’individuazione delle priorità rischia di trasformarsi in un condono per le opere che, pur abusive, siano ultimate o abitate, risiede anche nella scarsità delle risorse: 10 milioni di euro all’anno dal 2017 al 2020. secondo Bonelli, significa circa 130 case all’anno, un numero troppo basso.
Il timore è il seguente:
«chi vorrà costruire abusivamente lo potrà fare tranquillamente e sbrigarsi a mettersi dentro perché tanto con questi criteri case abitate o strutture commerciali o turistiche stabilmente utilizzate non verranno mai abbattute».
Proseguendo con l’analisi delle misure inserite nella legge, è previsto che entro il 31 dicembre di ogni anno le amministrazioni statali e regionali preposte alla tutela trasmettano al prefetto l’elenco delle demolizioni da eseguire, sulla base delle segnalazioni degli uffici comunali sulle opere non sanabili. L’esecuzione degli ordini di demolizione è disposta dal prefetto, l’affidamento dei lavori avviene, anche con trattativa privata, ad imprese tecnicamente e finanziariamente idonee. E’ previsto che il prefetto può anche avvalersi delle strutture tecnico-operative del ministero della Difesa, sulla base di apposita convenzione.
Infine, è istituita la banca dati degli abusi edilizi, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da realizzare entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge. Le risorse a disposizione per la banca dati sono pari a 3 miliardi nel 2017 , contro i 5 miliardi precedentemente previsti.