Dal I° luglio si applica il Regolamento eIDAS, nuova disciplina sull’identità digitale che avrà risvolti immediati sulla vita delle imprese. In particolare per quelle che lavorano e dialogano con la PA o che hanno sviluppato il proprio business all’interno dell’Unione Europea. eIDAS è dunque uno dei tasselli principali per lo sviluppo del mercato unico digitale.
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Senza scendere nei tecnicismi (che concernono l’adeguamento di parte del “sistema digitale italiano” alle previsioni del Regolamento), con eIDAS le imprese avranno una propria firma elettronica (denominata sigillo elettronico) direttamente riferibile all’azienda e non a una persona fisica (il legale rappresentante), con notevoli semplificazioni e vantaggi nella gestione amministrativo/giuridica dell’impresa.
A ciò va aggiunto che il Regolamento, anche sulla base del principio di neutralità tecnologica (secondo cui un servizio deve essere offerto prescindendo dai mezzi tecnologici utilizzati), attribuisce un preciso valore giuridico alla firma elettronica qualificata che viene equiparata in tutto e per tutto alla firma autografa. Ne consegue quanto sarà più facile sottoscrivere, conservare, catalogare e gestire i contratti tra imprese italiane ed europee.
Ovviamente sempre con l’occhio attento alla tutela delle informazioni. eIDAS, infatti, presenta espliciti richiami la normativa sulla protezione dei dati personali proprio sotto l’aspetto della sicurezza dei dati. Va ricordato anche che, solo qualche settimana fa, è stato approvato il nuovo Regolamento europeo per il trattamento dei dati personali. Una normativa che è stata dettata proprio per adeguare gli obblighi in materia i protezione delle informazioni agli sviluppi tecnologici cui abbiamo assistito in questi anni. Non a caso, poi, anche la nuova normativa privacy è stata emessa sotto forma di Regolamento proprio per armonizzare tutto il mercato europeo.
Allora, perché eIDAS è importante? Perché introduce un unico standard digitale di riferimento per l’intera Europa. Le imprese potranno finalmente comunicare tra loro e con le istituzioni europee con la stessa lingua. Come si legge dal sito di AgID:
“Un’impresa, ad esempio, potrà partecipare elettronicamente ad un appalto pubblico indetto dall’amministrazione di un altro Stato membro senza rischiare il blocco della sua firma elettronica a causa di requisiti nazionali specifici e/o di problemi di interoperabilità. Analogamente, un’impresa potrà firmare digitalmente contratti con la controparte di un altro Stato membro, senza doversi preoccupare di eventuali diversità interpretative delle norme giuridiche per servizi fiduciari quali i sigilli elettronici, i documenti elettronici o la validazione temporale”.
L’innovazione tecnologica, spinta anche da eIDAS, permette alle aziende di poter offrire a clienti, dipendenti e fornitori servizi in grado di rispondere ad ogni esigenza ed alla semplicità d’uso.
Per le aziende italiane la sfida è ancora più importane. I dati che arrivano dal Digital Economy and Society Index (DESI) – l’indice della Commissione Europea per misurare l’evoluzione delle competenze digitali nell’UE – non sono confortanti. Nel 2016 l’Italia occupa il quartultimo posto in quanto a digitalizzazione della propria società ed economia: un Italiano su tre non usa neppure Internet. La sfida per le aziende parte da qui. Il ritardo italiano significa avere spazi dove l’impresa può crescere. Innovazione, digitalizzazione e necessariamente sicurezza sono i paradigmi di riferimento.
E’ proprio sotto questi profili che si inserisce eIDAS. Il passaggio dalla carta al digitale, e la piena comprensione dei concetti di firma elettronica, firma qualificata, nonché le possibilità di crescita nel mercato unico digitale che questi nuovi strumenti possono offrire alle aziende, sarà fondamentale.
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Avv. Emiliano Vitelli (vice presidente Centro Europeo Privacy)