Critiche al nuovo Ispettorato nazionale del Lavoro e proposta di unificare le attività ispettive presso l’INPS, senza creare una nuova struttura e magari istituendo una cabina di regia: è la posizione del presidente dell’istituto previdenziale, Tito Boeri, avanzata nel corso di un’audizione alla Commissione Lavoro del Senato. Il riferimento è il decreto legislativo sull’attività ispettiva attuativo del Jobs Act all’esame delle commissioni parlamentari.
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L’Ispettorato è destinato a integrare le funzioni di vigilanza attualmente svolte da INPS, INAIL e Ministero del Lavoro: Boeri è d’accordo sull’idea di unificare l’attività ispettiva per evitare duplicazioni e ritardi ma è contrario alla creazione della nuova struttura, non ritenendola «lo strumento più idoneo ed economico per realizzare questi obiettivi». I motivi? Si tratta di una soluzione costosa perché:
«implica costi connessi alle insopprimibili attività di supporto necessarie» (gestione del personale, approvvigionamento delle risorse strumentali, contabilità e bilanci, gestioenn sistema informatico, controllo e valutazione delle performance). Strutture organizzative che, in genere, assorbono il 20% del personale. Tenendo presente che gli ispettori sono 5140, nel caso specifico significherebbe creare una struttura di supporto di circa mille persone. E bisogna poi aggiungere altri costi, ad esempio per nuova infrastruttura informatica e applicativi. Insomma, l’operazione non sembra a costo zero, come invece previsto dal decreto che la istituisce. Fra l’altro, il costo delle strutture organizzative sopra elencate «è costante nel tempo».
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Boeri ritiene poi che l’ispettore rischia di risultare anche inefficiente, perché il personale rimarrebbe a carico delle amministrazioni di provenienza – che dovrebbero erogare anche i premi di risultato – ma in base al decreto avrebbe anche il compito di definire linee di condotta, direttive operative, programmazione, modalità di accertamento, formazione. In definitiva, si rischia di creare «incentivi perversi nella gestione del personale».
Critiche poi al meccanismo per cui il personale attualmente in forze presso INPS e INAIL verrebbe inserito in un “ruolo provvisorio ad esaurimento“, creando una situazione che si protrarrebbe per 30 anni (ci sono ispettori di 35 anni), con l’aggravante di bloccare il turn over nelle amministrazioni di provenienza, perché l’articolo 7, comma 3, del decreto prevede che il personale possa scegliere di restare nell’istituto di provenienza, occupando via via i posti che si liberano.
Infine, la creazione di una struttura richiede tempi lunghi con impatto sull’attività e quindi su un efficace presidio dell’azione di recupero di gettito e legalità del lavoro. Boeri infine si chiede se la ratio non sia quella di «garantire un più forte controllo politico e di indirizzo sull’attività ispettiva» (ipotesi non auspicabile). Ed elenca poi una serie di implicazioni negative per l’INPS, che svolge numerose funzioni strettamente connesse all’attività di vigilanza ispettiva.
Conclusione: l’integrazione dell’attività ispettiva «può essere ottenuta senza creare una nuova struttura», ad esempio utilizzando l’INPS, disponibile ad accogliere gli ispettori delle altre amministrazioni dando supporto amministrativo, informatico e di formazione. Boeri ritiene che questi passaggio potrebbe accompagnarsi a «un potere specifico del ministero sul corpo degli sipettori nel suo complesso». Se i tempi fossero lunghi, propone la creazione presso l’istituto di una cabina di regia costituita dai tre enti coinvolti, con poteri transitori.
in commissione Lavoro