Niente risarcimento per l’infortunio in itinere subito dal lavoratore che per recarsi a lavoro ha usato la propria automobile, se il mezzo proprio non viene reputato necessario considerata la brevità del tragitto casa-lavoro (es.: 1 km, da poter percorrere anche a piedi) o la facile percorrenza con mezzi pubblici.
Questo il principio di diritto espresso dalla Corte di Cassazione.
Infortunio in itinere
L’infortunio in itinere è quello che subisce il lavoratore nel tragitto che deve percorrere necessariamente per recarsi sul luogo del lavoro e viene ricompreso nella copertura assicurativa fornita dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni, gestita dall’INAIL (articolo 12 Decreto legislativo n. 38 del 2000).
In particolare l’assicurazione comprende gli infortuni occorsi alle persone assicurate durante il normale percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro, durante il tragitto che collega due luoghi di lavoro o, se non esiste mensa aziendale, nel percorso di andata e ritorno a quello di consumazione abituale dei pasti (pausa pranzo).
=> Infortuni sul lavoro: guida all'assicurazione INAIL
L’assicurazione INAIL opera dunque nel caso di infortunio in itinere che avviene utilizzando il mezzo di trasporto privato, purché sia necessario.
L’assicurazione non copre tuttavia l’evento lesivo se il lavoratore effettua delle interruzioni del tragitto o delle deviazioni non necessarie (a meno che non siano dovute per cause di forza maggiore, esigenze essenziali e improrogabili o per adempimento di obblighi penalmente rilevanti).
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Risarcimento
Secondo i giudici (sentenza 20 ottobre 2014, n. 22154) non è possibile concedere il risarcimento al lavoratore per l’infortunio in itinere se l’uso della propria auto non era indispensabile, considerando anche che il modo normale e più sicuro per spostarsi è l’uso dei mezzi pubblici e, laddove possibile, anche delle proprie gambe.
«l’indennizzabilità dell’infortunio in itinere, subito dal lavoratore nel percorrere, con mezzo proprio, la distanza fra la sua abitazione e il luogo di lavoro, postula:a) la sussistenza di un nesso eziologico tra il percorso seguito e l’evento, nel senso che tale percorso costituisca per l’infortunato quello normale per recarsi al lavoro e per tornare alla propria abitazione;
b) la sussistenza di un nesso almeno occasionale tra itinerario seguito ed attività lavorativa, nel senso che il primo non sia dal lavoratore percorso per ragioni personali o in orari non collegabili alla seconda;
e) la necessità dell’uso del veicolo privato, adoperato dal lavoratore, per il collegamento tra abitazione e luogo di lavoro, considerati i suoi orari di lavoro e quelli dei pubblici servizi di trasporto.»