Le misure per le imprese in Legge di Bilancio 2025

di Barbara Weisz

2 Gennaio 2025 09:01

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IRES premiale, incentivi per la transizione digitale, decontribuzione Sud e credito d'imposta ZES unica: tutte le misure per le imprese in Manovra 2025.

Le misure per le imprese inserite nella Legge di Bilancio 2025 incentivano assunzioni e investimenti, transizione digitale e sostenibile, quotazione sui mercati dei capitali e accesso al credito, mentre sul fronte fiscale non si registrano particolari novità se non per la revisione dei crediti d’imposta Transizione 4.0 e 5.0.

Vediamo una panoramica di tutte le misure.

Come funziona l’IRES premiale

L’IRES premiale è stata inserita nel corso dell’esame parlamentare della Manovra 2025. Consiste nella riduzione di quattro punti dell’aliquota dell’imposta sul reddito d’impresa, che quindi scende dal 24 al 20%, a fronte di determinate tipologie di investimento finalizzate all’acquisto di beni strumentali o alla crescita dell’organico.

La normativa fissa dei criteri precisi l’impresa deve accantonare almeno l’80% degli utili dell’esercizio 2024. Almeno il 30% di questi utili accantonati, e in percentuale non inferiore al 24% degli utili 2023, deve essere destinato all’acquisto di beni strumentali nuovi. Gli investimenti sono pari ad almeno 20mila euro, devono riguardare macchinari e software ricompresi nelle agevolazioni 4.0 e 5.0 (allegati A e B della legge 232/2016, e articolo 38 dl 19/2024).

Gli utili accantonati non possono essere distribuiti per i due esercizi successivi, i beni oggetto di investimento non vanno ceduti per almeno cinque anni.

L’impresa deve anche effettuare nuove assunzioni di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, che costituiscano incremento occupazionale in misura pari almeno all’1% rispetto al periodo d’imposta 2024.

Riforma incentivi Transizione 5.0

La Manovra incrementa gli incentivi Transizione 5.0: le aliquote agevolative legate all’intensità dell’investimento passano a due, con la prima fascia allargata fino a 10 milioni di euro. In pratica, diventa più consistente il credito d’imposta per chi investe fra 2,5 e 10 milioni di euro.

Il credito d’imposta resta calibrato sul risparmio energetico, con aliquote che salgono con l’aumentare dell’efficienza e scendono con l’aumento dell’investimento.

A fronte di un risparmio energetico del 3%, oppure del 5% sul singolo processo produttivo, il credito d’imposta viene portato al 35% fino a 10 milioni di euro di investimenti, mentre prima c’era una fascia intermedia al 15% per progetti fra i 2,5 e i 10 milioni di euro. Resta al 5% l’agevolazione fra i 10 e i 50 milioni di euro. Se invece l’efficienza energetica viene incrementata almeno del 6%, o 10% sul processo, il credito d’imposta è al 40% fino a 10 milioni di euro, anche qui eliminando la fascia intermedia precedentemente prevista. Rimane al 10% fra i 10 e i 50 milioni. Infine, per un risparmio energetico del 10% sull’impianto o 15% sul processo, si applica l’aliquota del 45% fino a 10 milioni di euro e al 15% per la fascia superiore.

Aumenta poi la maggiorazione che si applica per determinare la base di calcolo per il credito d’imposta nel caso di acquisto di sistemi fotovoltaici, portandola al 130, 140 e 150% a seconda della tipologia di modulo.

Viene eliminata la necessità di presentare le certificazioni di risparmio energetico se il nuovo macchinario ne sostituisce uno per il quale l’ammortamento si è concluso da almeno due anni. E l’agevolazione viene allargata anche alle ESCo, energy service company, in presenza di un contratto nel quale sia espressamente prevista una riduzione dei consumi energetici della struttura produttiva non inferiore al 3% o dei processi interessati dall’investimento non inferiore al 5%.

Freno al credito d’imposta 4.0

A partire dal 2025, le modifiche al Bonus 4.0 escludono dall’agevolazione gli investimenti in beni immateriali compresi nell’allegato B annesso alla legge 232/2016, ovvero i software. Inoltre, introducono un limite di risorse per finanziare la misura pari a 2,2 miliardi di euro. Questo, in relazione alle spese sostenute a partire dal primo gennaio 2025, mentre sugli investimenti 2024 continua a essere previsto il meccanismo attuale per cui il credito d’imposta viene automaticamente riconosciuto a chi ne ha diritto, senza paletti legati alle risorse.

Torna la Decontribuzione Sud

La decontribuzione Sud viene riproposta per il 2025, ma con aliquote agevolative meno favorevoli. La misura consiste in una decontribuzione per le piccole e medie imprese delle Regioni del Mezzogiorno con dipendenti a tempo indeterminato.

Lo sconto varia nel corso degli anni: nel 2025 è pari al 25% dei complessivi contributi previdenziali, per un importo massimo di 145 euro su base mensile per 12 mensilità per ciascun lavoratore a tempo indeterminato assunto alla data del 31 dicembre 2024; nel 2026 e 2027 scende al 20%fino a un massimo di 125 euro al mese per ogni assunto al 31 dicembre dell’anno precedente, nel 2028 taglio del 20% e massimale per lavoratore a 100 euro, e infine nel 2029 aliquota agevolativa al 15% e importo massimo a 75 euro.

Marcia indietro sulla web tax

Per quanto riguarda la web tax, nella versione originaria della Manovra c’era l’estensione a tutte le imprese, comprese le PMI, dell’imposta al 3% sui contenuti digitali. Nel corso dell’iter parlamentare è stato invece ripristinata l’attuale normativa, per cui la web tax si applica solo in presenza di un fatturato pari almeno a 750 milioni di euro e ricavi da servizi digitale di almeno 5,5 milioni di euro in Italia.

Altre misure per le imprese

Infine, fra le altre misure per le imprese, segnaliamo la proroga 2025 delle seguenti misure.

  • Credito d’imposta ZES per le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali destinati a strutture produttive esistenti;
  • bonus quotazione PMI: credito d’imposta al 50% sulle spese di consulenza sostenute fino al 31 dicembre dalle piccole e medie imprese per la quotazione in borsa;
  • Fondo Garanzia PMI: importo massimo garantito per singolo beneficiario finale pari a 5 milioni di euro, con le attuali percentuali di copertura, modulate in base alla finalità dell’operazione e ad altri parametri, ma con riduzione al 50% della di garanzia sui finanziamenti per esigenze di liquidità e aumento a 100mila euro per l’ammissibilità di operazioni di riassicurazione di “importo ridotto”.