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Manovra 2025: voto di fiducia e misure definitive

di Barbara Weisz

19 Dicembre 2024 19:43

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Legge di Bilancio 2025 con testo blindato da voto di fiducia e approvazione dopo Natale: misure e ultime novità su fisco, lavoro, imprese e famiglia.

La Legge di Bilancio 2025 si avvia ad approvazione definitiva. Il testo è in Aula alla Camera, dove il Governo ha chiesto la fiducia, con voto previsto entro la sera di venerdì 20 dicembre. Quindi, la Manovra passerà al Senato dove, sempre blindata da voto di fiducia, è attesa l’approvazione tra Natale e Capodanno.

Sono diverse le modifiche apportate al testo del disegno di legge nel corso dell’iter parlamentare, che si è risolto con il solo esame della Commissione Bilancio di Montecitorio: i passaggi successivi restano formali a causa del voto di fiducia chiesto dell’Esecutivo.

Vediamo tutto.

Le misure principali in Legge di Bilancio 2025

Le misure fiscali più rilevanti inserite nella Manovra 2025 restano il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF, entrambe norme che diventano strutturali. Di pari importanza è la riforma delle detrazioni, con un tetto alle spese detraibili per chi ha redditi superiori a 75mila euro (fatte salve le spese sanitarie, i mutui prima casa stipulati entro il 2024 e le quote di detrazione pluriennali per spese precedenti al 2025. Fra gli emendamenti approvati segnaliamo anche la flat tax estesa alle Partite IVA con redditi da lavoro dipendente fino a 35mila euro.

Per le imprese spicca il taglio IRES di quattro punti per chi reinveste gli utili in assunzioni o acquisto di beni strumentali, il potenziamento degli incentivi per la Transizione 5.0 (ma viene limitato il credito d’imposta 4.0 con l’esclusione dei beni immateriali come i software). Marcia indietro sulla web tax, inizialmente allargata ai ricavi da servizi digitali di tutte le imprese, comprese le PMI, e ora invece tornata applicabile solo a fronte di ricavi pari ad almeno 750 milioni di euro.

Le misure per il lavoro confermano l’aumento della soglia dei fringe benefit esentasse a mille euro, o 2mila per chi ha figli, l’aliquota fiscale agevolata al 5% sui premi di produzione, l’esonero contributivo per le lavoratrici madri e la Decontribuzione Sud inserita nel corso del dibattito parlamentare, pur con aliquote meno favorevoli delle precedenti.

Diverse le novità sulle pensioni. Oltre al ritorno alle tre fasce a scaglioni per la perequazione automatica, c’è la proroga di APE sociale, Opzione Donna e Quota 103, l’innalzamento a 67 anni del limite ordinamentale nel pubblico impiego, il Bonus Maroni esteso a chi matura la pensione anticipata, il mini aumento delle minime ela  ripresa dell’adeguamento pieno all’inflazione. Tra gli emendamenti c’è poi c’è il cumulo fra previdenza obbligatoria e complementare per la pensione contributiva a 64 anni, lo sconto INPS per neo-artigiani e commercianti che intraprendono l’attività, i contributi aggiuntivi opzionali per chi entra nel mondo del lavoro a partire dal 2025 per aumentare il montante pensionistico.

Taglio cuneo fiscale

Attualmente previsto per i lavoratori dipendenti fino a 35mila euro, dal 2025 si applica fino a 40mila euro e diventa una defiscalizzazione permanente. Per chi ha un reddito complessivo fino a 20mila euro, viene riconosciuta una somma aggiuntiva esentasse in busta paga pari al 7,1% per le RAL  fino a 8. 500 euro, al 5,3% fra 8.500 e 15mila euro e al 4,8% fra 15mila e 20mila euro. Fra 20mila e 32mila euro di reddito complessivo è prevista invece una detrazione fissa di mille euro annui, mentre sopra i 32mila euro la detrazione decresce progressivamente fino ad esaurirsi a quota 40mila euro.

Riforma aliquote IRPEF 2025

Diventa strutturale l’accorpamento delle prime due aliquote IRPEF, per cui si pagano tasse pari al 23% fino a 28mila euro di reddito. Invariati gli altri due scaglioni: aliquota al 35% fra 28mila e 50mila euro e al 43% sopra i 50mila euro.

Alla fine, invece, non è rientrata in Manovra l’ulteriore passo avanti della riforma IRPEF che doveva intervenire sul secondo scaglione, abbassando la tassazione al 33% e allargandolo ai redditi fino a 60mila euro.

Riforma detrazioni fiscali

La riforma delle detrazioni fiscali prevede, per chi ha redditi fra 75mila e 100mila euro, un tetto di spesa detraibile di 14mila euro moltiplicato per un coefficiente familiare: da 0,5 senza figli ad 1 in presenza di almeno tre figli. Quindi, il tetto alle spese detraibili in questo caso è di 7mila euro per un contribuente senza figli, e di 14mila euro per chi ha più di due figli. Sopra i 100mila euro il valore base su cui si applica il coefficiente è pari a 8mila euro ma il meccanismo di calcolo è lo stesso esposto precedentemente.

Sono escluse da questi limiti le spese sanitarie, le rate dei mutui prima casa stipulati entro la fine del 2024, e tutte le agevolazioni che prevedono di spalmare quote su diverse annualità ma si riferiscono a spese precedenti al 31 dicembre 2024.

Stretta anche sulle detrazioni per familiari a carico, applicabili ai figli solo fino ai 30 anni di età. Questo paletto anagrafico non rileva se il figlio è disabile.

Detrazioni edilizie

Il Superbonus non sarà più applicabile a meno che gli interventi non siano stati approvati entro il 15 ottobre 2025, data entro la quale ci devono essere la delibera condominiale e il titolo edilizio.

Scendono le aliquote agevolative su Bonus Ristrutturazioni ed Ecobonus per riqualificazioni energetiche. Dal 2025, la detrazione sulle ristrutturazioni scende dal 50 al 36%, mentre restano al 50% solo per la prima casa. Il tetto di spesa resta invece invariato a 96mila euro. Stesse aliquote per l’Ecobonus, sche dunqu scende dal 65% al 50-36%. Dal 2026 scatta un ulteriore decalage, con le aliquote che scendono al 30%.

Nel corso del dibattito parlamentare è stata prevista l’esclusione dagli incentivi delle caldaie a gas per coerenza con le norme europee sulle case green.

Prorogato il Bonus Mobili al 50% su un tetto di spesa di 5mila euro. Inserito anche un nuovo Bonus Elettrodomestici green, che consiste in un contributo del 30% sul costo di acquisto ma con tetto massimo di 100 euro per ciascun elettrodomestico, che salgono a 200 euro con ISEE fino a 25mila euro.

Flat tax e IRES premiale

Il regime forfettario resta applicabile dalle Partite IVA con reddito fino a 85mila euro, ma la flat tax diventa compatibile con un reddito da lavoro dipendente fino a 35mila euro, e non più 30mila.

L’imposta su reddito delle società (IRES) scende dal 24 al 20% nel caso in cui vengano accantonati utili pari almeno all’80% ed effettuati investimenti in beni strumentali 4.0 o 5.0, oppure in nuove assunzioni che aumentino la base occupazionale. Ci sono regole specifiche relative alla percentuale di utile che va reinvestito e non solo.

Altre misure per le imprese

E’ stato potenziato il credito d’imposta Transizione 5.0, che riguarda l’acquisto di macchinari e software digitali, interconnessi e sostenibili. L’aliquota sale per investimenti fra i 2,5 e i 10 milioni di euro (al 35% con il risparmio energetico minimo previsto, oppure al 40 o 45% per le altre due classi di efficienza energetica). Ci sono semplificazioni procedurali che evitano le certificazioni sul risparmio energetico nel caso di sostituzione di macchinari ammortizzati da almeno due anni, nuova compatibilità con altre agevolazioni fra cui il credito d’imposta ZES, beneficio fiscale potenziato per l’installazione di impianti fotovoltaici.

Il credito d’imposta 4.0 è al contrario ridimensionato, con l’esclusione dei beni immateriali, quindi i software.

Marcia indietro sulla web tax: inizialmente era stata inserita in manovra una misura sull’estensione di questa imposta sui ricavi digitali a tutte le imprese, alla fine è stata ripristinata l’applicazione solo in presenza di fatturato pari almeno a 750 milioni di euro.

Torna infine la Decontribuzione Sud, ovvero lo sconto contributivo per le pmi delle regioni meridionali con lavoratori assunti a tempo indeterminato. Lo sgravio scende dal 30 al 25%, e si riduce negli anni successivi.

Misure per il lavoro e la famiglia

Sul capitolo lavoro segnaliamo l’innalzamento della soglia dei fringe benefit esentasse, sostanzialmente confermato nella misura già applicata quest’anno, ovvero a mille euro che salgono a 2mila euro nel caso in cui il lavoratore dipendente abbia figli. Resta anche nel 2025 l’aliquota agevolata al 5% sui premi di produzione.

Il congedo parentale viene rafforzato con il riconoscimento di due mensilità indennizzate all’80%, mentre le altre restano al 30%.

L’esonero contributivo per le lavoratrici madri viene esteso alle partite IVA. Resta al 100%, fino a un massimo di 3mila euro annui, spetta in presenza di almeno due figli fino al compimento dei dieci anni del più piccolo, o se i figli sono tre fino alla maggiore età sempre del figlio più giovane.

Bonus ISEE

Il nuovo bonus mille euro è un contributo per ogni figlio nato a partire dal 2025 se l’ISEE del nucleo familiare è al massimo a 40mila euro. Fra le altre misure per le famiglie a basso reddito c’è il rifinanziamento della Carta dedicata a Te che spetta ai nuclei fino a 15mila euro.

Le misure 2025 sulle pensioni

Sono prorogate per un anno l’Opzione Donna (lavoratrici con 61 anni di età e 35 di contributi a fine 2024, appartenenti a determinate categorie identificate dalla norma), l’APE Sociale (accompagnamento alla pensione riservato a quattro specifiche tipologie di lavoratori con almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi) e la Quota 103 (62 anni di età, 41 anni di contributi).

Il limite ordinamentale nel pubblico impiego (messa a riposo del lavoratore che ha già il requisito per la pensione anticipata) viene equiparato all’età per la pensione di vecchiaia. Viene potenziato il bonus Maroni che consente di restare al lavoro dopo aver maturati determinati requisiti a pensione rinunciando alla quota di contributi a carico del lavoratore, versata direttamente in busta paga e defiscalizzata.

Torna la rivalutazione automatica con tre fasce e meccasino a scaglioni e c’è un mini aumento extra delle pensioni minime e un ulteriore incremento di 8 euro per i pensionati over 70 in condizioni di disagio.

Fra le novità introdotte in Parlamento c’è poi la valorizzazione dei versamenti alla previdenza integrativa per raggiungere l’importo soglia della pensione anticipata contributiva a 64 anni. Riservata ai lavoratori con primo accredito successivo al 31 dicembre 1995, richiede almeno 20 anni di anzianità e un trattamento maturato pari ad almeno 3 volte il minimo. Con la nuova opzione si può agganciare questo importo ma bisogna lavorare almeno 25 anni, che salgono a 30 dal 1° gennaio 2030. C’è un’altra norma, relativamente simile, che riguarda però solo il pubblico impiego. Si possono cumulare i contributi integrativi per raggiungere l’importo soglia previsto per la pensione di vecchiaia (pari all’assegno sociale).

Per gli iscritti INPS con primo accredito contributivo successivo al primo gennaio 2025, è stata prevista anche l’opzione di versare volontariamente una maggiorazione dei contributi pari al massimo al 2%. Questi contributi sono validi per raggiungere gli importi soglia della pensione vecchiaia (non il numero di anni necessari per ottenerla) ma vengono defiscalizzati solo al 50% e si trasformano in quota pensionistica, su domanda, dopo il raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

Infine, per artigiani e commercianti che si iscrivono per la prima volta alla previdenza INPS di categoria, a partire dal 2025 c’è uno sconto sui contributi del 50% per tre anni.