Nuova scure di Governo sugli affitti brevi turistici: dopo l’obbligo di CIN per tutti, arriva lo stop al self check-in nell’alloggio usando le key box per la consegna delle chiavi di casa. Lo prevede una nuova circolare del Ministero dell’Interno, che ne ha messo in discussione la legittimità, portando alla loro messa al bando in Italia.
D’ora in poi, dunque, dovrà esserci qualcuno ad accogliere i turisti e a raccoglierne i documenti d’identità ai fini della registrazione di legge.
Affitti brevi in Italia: stop alle key box per il self check-in
Al bando le key box, dunque, ossia le piccole scatoline appese in prossimità degli alloggi turistici, sate da molti gestori di alloggi per affitti brevi per depositare le chiavi di casa destinare ai turisti alloggi, permettendo l’accesso autonomo agli ospiti senza la necessità di un incontro fisico.
Cos’è una key box e come funziona
Le key box sono dispositivi di sicurezza che permettono agli ospiti, in genere turisti, di accedere agli appartamenti senza dover incontrare il locatore. Prenotando ad esempio attraverso piattaforme come Airbnb o Booking, l’ospite riceve il codice per aprire la cassetta, dove trova le chiavi dell’appartamento. In pratica, il check-in avviene in modalità completamente autonoma, senza necessità di un contatto umano.
Questa pratica è stata utilizzata in tutta Italia, soprattutto nelle città ad alta densità turistica, dove il numero di appartamenti affittati brevemente è in costante aumento. Ma, nonostante la sua convenienza, il sistema delle key box è stato oggetto di crescenti critiche. La motivazione principale riguarda la sicurezza, con il rischio che l’identità degli ospiti non venga verificata in maniera adeguata.
Il controllo remoto, effettuato tramite invio di documenti tramite WhatsApp o email, non sarebbe sufficiente a garantire la sicurezza degli alloggi e dei cittadini.
La circolare del Ministero dell’Interno sull’identificazione degli ospiti
Il 18 novembre 2024, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno ha inviato una Circolare alle prefetture italiane, stabilendo che il self check-in tramite key box è illegale.
La circolare sottolinea come l’utilizzo delle key box non rispetti quanto previsto dall’articolo 109 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS), che stabilisce che gli ospiti devono essere identificati de visu, cioè di persona, e non tramite procedure telematiche.
Secondo la circolare, l’utilizzo di sistemi di identificazione a distanza — come l’invio di una foto del documento di identità tramite email o WhatsApp — non può considerarsi sufficiente per adempiere agli obblighi di legge. La ragione è semplice: non essendo un controllo fisico, l’identificazione remota non garantisce la certezza dell’identità dell’ospite, né consente alle autorità competenti di avere un quadro chiaro e aggiornato sugli alloggiati:
la gestione automatizzata del check-in e dell’ingresso nella struttura, senza identificazione de visu degli ospiti, rischia di disattendere la ratio della previsione normativa, non potendosi escludere che la struttura possa essere occupata da soggetti le cui generalità restano ignote alla Questura competente, comportando un potenziale pericolo per la sicurezza della collettività.
Interpretazione restrittiva della normativa
La circolare non introduce dunque un divieto esplicito dell’uso delle key box ma fornisce un’interpretazione delle normative esistenti, che rdi fatto rende però impossibile l’utilizzo di queste casseforti in modo pienamente legale.
Secondo il Ministero, l’uso delle key box non può essere considerato conforme alle disposizioni dell’articolo 109 TULPS, in quanto non garantisce un’identificazione adeguata degli ospiti.
Quindi, pur non essendoci una vera e propria messa al bando, le key box non potranno più essere utilizzate legalmente in quanto non rispondono ai requisiti di sicurezza previsti dalla legge.
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Le ripercussioni per gli affitti brevi
Dal punto di vista dei gestori degli alloggi, l’introduzione di nuovi obblighi di identificazione fisica degli ospiti comporterà probabilmente l’assunzione di personale aggiuntivo per il controllo in loco, con costi operativi più elevati.
Le strutture che utilizzano le key box come strumento per ridurre i costi e migliorare l’efficienza del processo di check-in dovranno ora rivedere le loro modalità di gestione, e questo potrebbe portare a una riduzione dei margini di profitto.