La Legge di Bilancio 2025 introduce un’interpretazione più favorevole delle normative fiscali applictae ai lavoratori che prestano attività all’estero, chiarendo un importante dettaglio riguardante le agevolazioni fiscali e contributive a loro riservate.
Secondo la nuova prassi, i lavoratori che svolgono la loro attività fuori dai confini nazionali, ma che trascorrono il weekend in Italia, possono comunque beneficiare delle agevolazioni fiscali previste per coloro che operano all’estero.
La misura offre maggiore equità fiscale e stimola la mobilità internazionale dei lavoratori, un aspetto sempre più rilevante nel contesto economico globale.
Tasse e agevolazioni per lavoratori all’estero
Le agevolazioni fiscali per i lavoratori che prestano attività all’estero sono oggi regolamentate dalla normativa italiana in materia di esenzione dalle imposte sul reddito (Tuir) e riguardano coloro che si trovano all’estero per un periodo continuativo di tempo, solitamente superiore a 183 giorni all’anno.
I benefici fiscali (Articolo 51, comma 8-bis del Tuir) sono destinati a favorire l’internazionalizzazione del lavoro italiano e a stimolare la mobilità internazionale, con l’obiettivo di attrarre talenti e favorire l’occupazione in ambito globale.
In particolare, dipendenti e autonomi che prestano attività lavorativa all’estero possono essere esentati da alcune imposte sul reddito, tra cui quelle sul reddito da lavoro, se rispettano determinati requisiti, come la durata della permanenza fuori dall’Italia e la tipologia di contratto di lavoro.
Esenzione d’imposta sui periodi di soggiorno in Italia
Una delle principali novità riguarda la possibilità di continuare a beneficiare delle agevolazioni fiscali anche nel caso in cui il lavoratore trascorra il weekend in Italia.
In base alla nuova interpretazione, infatti, il periodo di soggiorno in Italia non influisce negativamente sul diritto alle agevolazioni fiscali, a condizione che il lavoratore rispetti i requisiti temporali complessivi di soggiorno all’estero, come il limite minimo di giorni lavorativi all’estero (almeno 183 giorni) e la continuità del lavoro svolto fuori dai confini nazionali.
Secondo le nuove disposizioni, i weekend in Italia non vengono più conteggiati ai fini della determinazione del periodo di residenza fiscale. Pertanto, i lavoratori che sono impiegati all’estero durante la settimana e ritornano in Italia solo nel weekend, continuano ad essere considerati lavoratori esteri per l’intero periodo lavorativo e possono godere delle stesse agevolazioni fiscali riservate a chi lavora stabilmente fuori dal paese.
Cosa cambia per dipendenti e datori di lavoro
Questa nuova interpretazione delle normative fiscali per italiani all’estero offre vantaggi sia ai lavoratori che alle imprese presso cui sono impiegati.
I datori di lavoro che inviano i propri dipendenti all’estero, anche se per periodi brevi, possono infatti beneficiare di una maggiore flessibilità nella gestione del personale e delle risorse umane, senza temere che un ritorno settimanale in Italia possa compromettere le agevolazioni fiscali previste. Allo stesso tempo, per i lavoratori scatta la possibilità di avere una certa libertà nei movimenti senza perdere i vantaggi fiscali, aspetto che si traduce in un incentivo importante ai fini della mobilità internazionale.
In un mondo in cui le professioni sono sempre più globalizzate, la possibilità di tornare a casa senza perdere tutele fiscali è un importante incentivo per chi opera fuori dai confini nazionali.