Il contratto d’affitto stipulato tra proprietario del locale e inquilino deve essere regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni, pena la dichiarazione di nullità e la perdita di ogni efficacia.
Si parla di affitto in nero, infatti, sia quando viene stabilito un importo che non corrisponde alla cifra messa nero su bianco nel contratto di locazione, sia quando questo documento non viene registrato entro i termini stabiliti dalla legge, solitamente con l’obiettivo di non versare l’imposta di registro ed evadere l’imposta sui redditi.
Le conseguenze per questo tipo di omissione, tuttavia, possono essere molto pesanti sia per il proprietario sia per l’inquilino. Il locatore, ad esempio, dovrebbe versare:
- una sanzione pari a un importo compreso tra il 120 e il 240% dell’imposta di registro dovuta;
- una sanzione pari a un importo compreso tra il 60 e il 120% dell’imposta, se il reddito non è stato inserito in dichiarazione dei redditi;
- una sanzione tra il 90 e il 180% dell’imposta, se viene dichiarato un importo inferiore a quello a effettivamente versato dall’inquilino.
Oltre a questo, in assenza di contratto non è possibile avvalersi delle procedure di sfratto e si diventa oggetto di controlli fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate, fino ai 5 anni precedenti.
Per l’inquilino, inoltre, non aver firmato un contratto d’affitto regolare significa essere privo di ogni tutela ed essere chiamato a pagare sanzioni per il mancato versamento delle imposte dovute.
Per regolarizzare un contratto d’affitto, tuttavia, è possibile optare per la registrazione tardiva aderendo al ravvedimento operoso, corrispondendo sanzioni pari al:
- 6% dopo i primi 30 giorni;
- 12% dopo 90 giorni;
- 15% a un anno;
- 17,14% superato l’anno;
- 20% dopo i due anni.
Sarà comunque necessario pagare una sanzione del 24% se la regolarizzazione avviene in seguito alla constatazione della violazione.