I gestori degli stabilimenti balneari protestano contro il Governo, al quale chiedono un riordino normativo per eliminare gli elementi di incertezza sul rinnovo delle concessioni e introdurre disposizioni premianti per la continuità aziendale.
Il primo giorno di mobilitazione è il 9 agosto, quando gli ombrelloni resteranno chiusi per due ore.
Sciopero ombrelloni: quando e perchè
Giovedì 8 agosto, alla vigilia della protesta, sono previste azioni informative verso i villeggianti con volantini, manifesti e la lettura di un comunicato tramite altoparlanti.
Venerdì 9 agosto, dunque, ombrelloni chiusi fino alle 9,30 con una riduzione di orario di due ore rispetto all’apertura alle 7,30. Lunedì 19 agosto, se non ci sarà ancora una risposta del Governo, chiusura fino alle 10,30.
Infine, in mancanza di un intervento da parte dell’Esecutivo, analoga iniziativa ogni dieci giorni, e dunque si ripartirà con la chiusura anche il 29 agosto.
«È un’iniziativa aperta a tutte le imprese balneari e a tutte le sigle sindacali, che invitiamo a partecipare» sottolinea Maurizio Rustignoli, presidente nazionale di FIBA Confesercenti, che esplicita l’obiettivo dellla protesta: «ottenere un’attenzione concreta sulla grave situazione che stiamo vivendo noi come imprese e come famiglie».
La situazione si è trascinata per anni dal punto di vista normativo ma anche nella gestione pratica delle concessioni. Il mercato è rappresentato da un gran numero di piccole imprese, spesso familiari, che gestiscono l’attività da anni.
Nuove concessioni in stallo
La situazione si è via via complicata negli anni. Una direttiva europea del 2006 impone la liberalizzazione delle spiagge pubbliche ma l’Italia non si è mai adeguata. Nel 2020, visti i continui rinivii dei governi italiani sul rinnovo delle concessioni, l’Europa ha anche messo il nostro Paese sotto procedura di infrazione.
L’ultimo capitolo della vicenda è rappresentato dal Milleproroghe 2024 che ha esteso per l’ennesima volta la validità delle attuali concessioni con una decisione tecnicamente inattuabile vista l’impossibilità di considerare valide le proroghe oltre il 31 dicembre 2023. Contro la proroga delle concessioni balneari concessa fino a fine 2024 si è infatti pronunciato il Consiglio di Stato.
Nel frattempo, resta irrisolto anche il nodo delle prossime aste. A bandire le gare sono i Comuni, che però in molti casi sono in forte ritardo, anche a causa della mancanza di regole uniformi sul territorio nazionale.
Da una parte, quindi, c’è una normativa nazionale che impone il rinnovo delle concessioni in tempi brevi, dall’altra uno scenario operativo in cui le amministrazioni vanno in ordine sparso.
La legge nazionale e l’esempio della Toscana
In base all’attuale legislazione nazionale, anche in considerazione della sentenza del Consiglio di Stato, le aste andrebbero effettuate entro fine anno. I tempi, vista l’attuale situazione, saranno in diversi casi più lunghi, ma nel frattempo le imprese che attualmente gestiscono gli stabilimenti balneari stanno lavorando in una situazione di incertezza.
Un esempio virtuoso è rappresentato dalla Regione Toscana, che ha approvato un legge regionale nella quale vengono fissati alcuni principi base per nuove concessioni ed un criterio di premialità nelle gare che valorizza l’esperienza professionale, riconoscendo il valore all’attività di gestione di chi attualmente detiene le concessioni.
Inoltre, prevede un risarcimento al concessionario uscente per gli investimenti effettuati.
La protesta degli ombrelloni
La protesta degli ombrelloni è indetta da Sib-Confcommercio e Siba-Confesercenti, ma l’appello all’adesione si rivolge a tutte le imprese del settore. L’obiettivo è sensibilizzare il Governo ad approvare un provvedimento legislativo di riordino de settore che eviti «il rischio concreto di perdere lavoro e aziende».
Sono chiamate a partecipare anche le aziende che non forniscono ombrelloni ma altre forme di ombreggio, che ritarderanno l’allestimento delle attrezzature con lettini e sdraio. Come spiega il presidente Sib Antonio Capacchione:
Riteniamo che questa possa essere un’iniziativa che abbia la massima efficacia con il minimo di disagio per la clientela.
Le richieste delle imprese balneari
Le due sigle di categoria spiegano con precisione che cosa chiedono le imprese del settore. Sintetizza Rustignoli: «il Governo intervenga per evitare lo stato di confusione che si sta generando nel comparto balneare italiano e, ancora di più, nelle famiglie e nelle imprese che hanno investito e creduto in un regime legislativo che riconosceva dei diritti che oggi non ci sono più».
La legge auspicata dovrebbe riconoscere «il valore aziendale di queste imprese e il diritto a una prelazione, come è stato riconosciuto in Portogallo».
Capacchione auspica inoltre che il provvedimento legislativo a gran voce richiesto risulti chiarificatore e salvaguardi la balneazione attrezzata italiana tutelando lavoro e aziende.