Bocciato dalla Consulta il divieto di nuove licenze NCC

di Anna Fabi

22 Luglio 2024 09:00

logo PMI+ logo PMI+
La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima lo stop alle nuove autorizzazioni NCC, che ha causato danni alla libertà di circolazione e all'economia.

La Corte Costituzionale ha espresso parere negativo sul divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (NCC), dichiarando illegittima la norma contenuta nel decreto legge 135 del 2018.

La sentenza 137/2024 stabilisce che il blocco delle licenze, in vigore da cinque anni, ha causato un “grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività”.

Licenze NCC in Italia: illegittimo lo stop

L’articolo 10-bis, comma 6 del decreto legge 135/2018 prevedeva la sospensione del rilascio di nuove licenze NCC fino alla piena operatività del registro informatico pubblico nazionale di taxi e NCC. Tuttavia, la realizzazione di questo registro è stata ritardata dai vari governi, portando a un lungo blocco delle licenze.

In attesa del giudizio costituzionale, il decreto sul registro è stato recentemente adottato, ma richiede 180 giorni per completare il confronto con gli enti territoriali, con possibili ulteriori ritardi.

Effetti economici del blocco

La Corte ha evidenziato che il blocco delle licenze ha causato un grave disagio a diverse fasce della popolazione e ha ostacolato lo sviluppo economico, creando un sistema di regole protezionistiche che impediscono l’accesso al mercato. Questo ha favorito gli operatori già presenti, in un contesto di domanda superiore all’offerta, e ha penalizzato la cittadinanza.

Come si legge nel comunicato stampa di commento alla sentenza, il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (NCC) sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di  autorizzazione NCC ha consentito, per oltre cinque anni:

«all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori», compromettendo gravemente «la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea».

La decisione della Corte nasce da un caso sollevato dalla Regione Calabria, che nel 2023 ha deciso di ignorare il blocco nazionale e rilasciare nuove licenze NCC per mitigare i problemi nel settore turistico.

Il governo si è opposto a questa legge regionale, portando la questione alla Corte costituzionale, che ha infine dichiarato illegittima la norma nazionale.

Le reazioni delle imprese

La decisione ha suscitato diverse reazioni. L’associazione dei tassisti Uritaxi ha criticato la sentenza, affermando che contraddice una precedente decisione del 2020. Loreno Bittarelli di itTaxi, invece, ha accolto positivamente la sentenza, criticando alcune sigle sindacali per scelte demagogiche e per alimentare conflitti tra categorie.

La sentenza della Corte costituzionale rappresenta un importante passo verso la liberalizzazione del mercato NCC, con potenziali benefici per la competitività e la qualità del servizio offerto ai cittadini.

Secondo la Consulta, i servizi di autotrasporto non di linea concorrono alla libertà di circolazione, «condizione per l’esercizio di altri diritti. La carenza della loro offerta nel nostro Paese sta collocando l’Italia fra i Paesi europei meno attrezzati al riguardo. Una situzione che ha compromesso:

non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che all’interesse allo sviluppo economico del Paese.