Le decisioni sulla gestione del patrimonio personale sono sempre delicate. Nel corso della vita, prima o poi, è quasi inevitabile dover affrontare ad una pratica di successione per la perdita di un proprio caro, ma sempre più spesso capita anche di trovarsi nella condizione di voler cedere dei beni ai propri figli o pianificarne una trasmissione armoniosa ai propri eredi. In questo caso, la strada più naturale da percorrere è la donazione.
Entrambe le opzioni, donazione e successione, comportano il trasferimento di beni o diritti da una persona ad un’altra, ma presentano caratteristiche differenti, soprattutto quando gli eredi hanno a loro volta dei figli.
Analizziamo a fondo le differenze tra donazioni e successioni, mettendo a confronto vantaggi, svantaggi e implicazioni fiscali di ciascuna opzione.
Differenza tra donazione e successione
La differenza fondamentale tra le due opzioni è il momento del trasferimento, perchè la donazione avviene in vita del donante, mentre la successione si verifica dopo la morte del de cuius.
La donazione può essere revocata per ingratitudine del donatario, sopravvenienza di figli o altri eredi o altri motivi previsti dalla legge. La successione testamentaria può essere revocata solo con un nuovo testamento.
Cos’è una successione?
La successione è il subentro di uno o più eredi nella titolarità dei beni e dei diritti di una persona deceduta. La successione può avvenire per legge (successione legittima) o per testamento (successione testamentaria), in quest’ultimo caso bisogna sempre tenere conto della cosiddetta “quota di legittima” alla quale hanno diritto i figli, gli ascendenti ed il coniuge di chi viene a mancare.
Cos’è una donazione?
La donazione è un atto giuridico con il quale, per spirito di liberalità, una persona (donante) trasferisce a titolo gratuito un bene o un diritto ad un’altra persona (donatario). La donazione può riguardare beni mobili o immobili, denaro, quote societarie e altri diritti patrimoniali.
Le donazioni rappresentano, pertanto, una modalità diretta e anticipata di trasferire il proprio patrimonio ai beneficiari desiderati. Questo metodo consente di distribuire beni e risorse durante la propria vita, consentendo ai donatori di vedere il beneficio dei loro doni e di influenzare direttamente il futuro finanziario dei destinatari.
Contestazioni di una donazione
Un importante aspetto legato alle donazioni, che spesso frena molti a farne ricorso, è che possono essere contestate dai legittimari (coniuge, figli, ascendenti) se ledono la loro quota di eredità o se ritengono che la donazione non sia stata effettuata in maniera legittima.
I casi in cui può essere esercitata l’impugnazione della donazione sono:
- la violazione della legittima: si verifica quando la donazione ledere i diritti previsti dalla legge per gli altri eredi;
- la violenza: si configura quando la donazione è fatta sotto minaccia;
- il dolo: ha luogo quando il beneficiario inganna il donante per ottenere la donazione;
- l’incapacità del donante: si verifica ad esempio nel caso di un donante minorenne;
- l’errore: nel caso in cui si presenti una situazione al donante che poi si riveli inesistente (ad esempio effettuando una donazione verso un figlio che poi si rivela non essere legittimo);
- la nullità della forma: applicabile se l’atto donazione non rispetta i requisiti previsti dalla legge per la forma.
Una donazione:
- entro 5 anni dalla formalizzazione può essere contestata, tranne che per la nullità di forma, non prescrivibile;
- entro 10 anni dalla morte del donante, si può proporre un’azione di riduzione, per lesa legittima;
- entro 20 anni si può restituire il bene se il beneficiario ha venduto di nuovo il bene a terzi.
Questo potrebbe rendere più complicata un’eventuale vendita, entro questi termini, di un immobile ricevuto in donazione. In merito è intervenuta di recente la Legge di Bilancio. Per favorire il mercato immobiliare delle donazioni, la Manovra 2024 stabilisce che un acquirente terzo che ha acquistato un immobile precedentemente donato non sia più obbligato a restituire la proprietà.
Per proteggere gli eredi, si stabilisce che l’obbligo di risarcimento economico sia responsabilità del ricevente della donazione e, in via sussidiaria, dell’acquirente terzo ma a titolo gratuito.
In realtà, poi, anche le successioni possono essere contestate, per vizi testamentari o per altri motivi. In più è possibile evitare che una donazione venga contestata dagli eredi, nel caso in cui essi accettino di rinunciare al diritto di riduzione per lesione della legittima. La rinuncia può essere effettuata solo dopo la morte del donante, è irrevocabile e non può essere impugnata dagli eredi o aventi causa.
Imposte di successione e donazioni a confronto
Le imposte sulle successioni variano in base al grado di parentela tra il donante/de cuius e il donatario/erede. L’aliquota dell’imposta successione varia in base al grado di parentela tra il defunto/donante e il beneficiario:
- 4% per il trasferimento ad un coniuge o ai figli (con franchigia di 1 milione di euro per ciascun erede);
- 6% per i trasferimenti tra fratelli e sorelle (con franchigia di 100.000 euro);
- 6% per altri parenti fino al quarto grado (senza franchigia);
- 8% per gli altri soggetti (senza franchigia).
La franchigia si applica sempre qualora il beneficiario sia portatore di handicap grave ai sensi della Legge 104 ed è pari a 1,5 milioni di euro.
L’imposta è calcolata sul valore netto dell’eredità, ossia sul valore dei beni e diritti al netto delle passività. L’Agenzia ha recentemente che l’imposta sulla successione si applica alla base imponibile, costituita dal valore dell’eredità a cui si sottrae il valore di tutti i legati, compreso quello di genere.
Più complessa l’applicazione delle tasse sulla donazione, con casisitiche che variano per la modalità diretta e indiretta e seconda della natura del bene e dell trasferimento, familiare o aziendale.
- Per le erogazioni informali ed indirette ai figli, ad esempio, la Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che le donazioni tra genitori e figli non dovrebbero essere tassate né registrate.
- Diverso il caso di donazione di quote societarie dell’azienda familiare, tassate solo laddove il trasferimento non consente che si configuri con l’oeprazione stessa l’acquisizione del controllo di maggioranza.
Nel caso di donazione o successione di immobili o di un diritto reale immobiliare, tra l’altro, in base a quanto disposto dall’Agenzia delle Entrate, laddove dovute le imposte generali, scatterebbero anche:
- l’imposta ipotecaria corrispondente al 2% del valore dell’immobile;
- l’imposta catastale pari all’1% del valore dell’immobile.
Le stesse imposte sono dovute anche in caso di successione.
Per la prima casa vi sono imposte fisse agevolate, indipendenti dal valore dell’immobile: in questo caso, il beneficiario dovrà pagare una tassa fissa di 200 euro sia per l’imposta ipotecaria che per quella catastale.
Donazioni vs. successioni: vantaggi e svantaggi
Per quanto riguarda le donazioni, i vantaggi includono:
- il controllo da parte del donante sul momento del trasferimento e sul cosa andrà a chi;
- minori imposte in alcuni casi;
- riduzione dei conflitti tra eredi.
Gli svantaggi sono:
- l’irrevocabilità (salvo casi eccezionali);
- una volta effettuata la donazione, il donatore perde il controllo diretto sui beni donati. Sebbene possano essere specificate restrizioni o istruzioni sul loro utilizzo, il donatore non ha più il diritto di decidere il destino dei beni;
- la possibilità di contestazioni da parte dei legittimari.
Per quanto riguarda le successioni, i vantaggi includono:
- i donatori possono mantenere il controllo dei loro beni durante la vita e decidere come verranno distribuiti dopo la loro morte attraverso un testamento;
- possibilità di modificare il testamento fino alla morte;
- maggior tutela legale dei legittimari.
Gli svantaggi, invece:
- nessun controllo da parte del de cuius sul destino del patrimonio;
- possibilità di conflitti tra eredi;
- imposte più elevate in alcuni casi.
Successione o donazione: quale scegliere?
La scelta tra donazione e successione dipende da diversi fattori, tra cui:
- le proprie esigenze e preferenze;
- il rapporto con i potenziali beneficiari;
- il valore del patrimonio da trasferire;
- le implicazioni fiscali.
In tutti i casi, prima di prendere una decisione, è consigliabile consultare un notaio o un avvocato per una valutazione personalizzata. È importante considerare le proprie aspettative di vita e la situazione familiare.
Spesso può essere opportuno redigere un testamento per definire le proprie volontà in modo chiaro e preciso.