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Lavoro su piattaforme digitali: nuove regole UE su contratti e licenziamenti

di Barbara Weisz

9 Febbraio 2024 18:18

Nuovo accordo UE sul lavoro tramite piattaforme digitali: tra i punti cardine, la definizione di subordinazione e le regole su contratti e licenziamenti.

I negoziatori del Parlamento e del Consiglio UE hanno raggiunto una nuova intesa sulla direttiva a tutela dei lavoratori su piattaforma digitale (Platform Workers Directive – PWD), come i fattorini e gli autisti privati ma anche i professionisti che offrono prestazioni online.

Molte regole sulla Gig Economy riprendono quelle del precedente testo, ad esempio il divieto di licenziare per decisione di un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, ma ci sono anche novità sulla contrattazione, il lavoro subordinato ed il coordinamento tra discipline nazionali.

Vediamo i punti fondamentali.

Direttiva UE sul lavoro tramite piattaforme digitali

La Direttiva, su cui si è raggiunto nei giorni scorsi un nuovo accordo, vuole fissare regole comuni sul lavoro tramite piattaforme digitali, classificandone le tipologie contrattuali e regolamentando il ricorso alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale.

Licenziamento automatizzato vietato

In base alle nuove regole, si legge in un comunicato del Parlamento UE, i lavoratori delle piattaforme non possono essere licenziati sulla base di una decisione presa da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato. Va sempre garantito il controllo umano su decisioni importanti che influiscono direttamente sui lavoratori.

Contratti dipendenti e autonomi

Per disegnare confini chiari tra lavoro dipendente e autonomo, si stabilisce una presunzione di rapporto subordinato quando ricorrono elementi di controllo e direzione, riconducendola alla normativa nazionale e ai Contratti Collettivi, oltre che alla giurisprudenza Europea.

L’onere della prova spetta alla piattaforma, che a fronte di una contestazione deve dimostrare l’insussistenza di un rapporto di lavoro subordinato.

Adempimenti e obblighi

Le piattaforme sono tenute e rispettare una serie di norme sulla protezione dei dati, per esempio in relazione a convinzioni personali e scambi privati fra colleghi.

Hanno anche obblighi informativi verso i lavoratori sul funzionamento degli algoritmi e verso le istituzioni e i sindacati.

Iter di approvazione

Si tratta un accordo faticosamente raggiunto. Il testo deve ora essere approvato sia dal Parlamento sia dal Consiglio. E non ci sono particolari certezze sul fatto che alla fine venga votato: la direttiva sembrava in dirittura d’arrivo alla fine del 2023, ma ci sono poi state diverse battute d’arresto, a causa dell’opposizione di diversi paesi (Francia, Repubblica Ceca, Irlanda, Grecia, Finlandia, Svezia, Estonia, Lettonia e Lituania). E non si può escludere che in vista possano esserci nuovi colpi di scena.

In base ai dati UE, al momento sono oltre 500 le piattaforme di lavoro digitale in Europa, ed occupano 30 milioni di lavoratori.