La riforma IRPEF slitta. Il più importante dei decreti di riforma fiscale era atteso nel Consiglio dei Ministri del 19 dicembre ma è stato rinviato a fine anno. Un rinvio tecnico per definire le regole applicative ma siamo sul filo di lana: l’accorpamento dei primi due scaglioni è previsto dal 1° al 31 gennaio 2024.
Tra i nodi da sciogliere c’è il taglio delle detrazioni fiscali sopra i 50mila euro e l’armonizzazione con la Legge di Bilancio, in particolare per quanto concerne le addizionali IRPEF 2024.
Vediamo come si sta sviluppando il dibattito politico ed il lavoro dei tecnici di Governo.
IRPEF 2024: cosa prevede il decreto di riforma
Il decreto non ancora approvato è quello che prevede la riforma dell’IRPEF, con l’accorpamento dei primi due scaglioni: l’aliquota al 23% del primo scaglione viene estesa fino a 28mila euro inglobando il secondo.
Viene poi innalzata a 8.500 euro la no tax area per i dipendenti (allineata a quella dei pensionati), con l’incremento da 1.880 a 1.955 euro per quanto concerne le detrazioni sui redditi da lavoro.
Il nodo detrazioni
La riforma prevede anche un taglio alle detrazioni fiscali pari a 260 euro per chi guadagna oltre 50mila euro lordi l’anno. Sotto tale franchigia si aboliscono le agevolazioni per questi contribuenti, ad esclusione delle spese sanitarie e dei bonus edilizi.
In bilico tra taglio o non taglio ci sarebbero ancora le erogazioni liberali a favore di onlus, iniziative umanitarie, religiose o laiche, dei partiti politici e degli enti del terzo settore: è questo il nodo da sciogliere, tra i motivi dei rinvio dell’approvazione del decreto.
La norma originaria include tali voci nel taglio, le commissioni parlamentari ne chiedono l’esenzione dalla franchigia.
L’aggiornamento delle addizionali
Un altro nodo da sciogliere è l’adeguamento delle addizionali regionali e comunali. Le amministrazioni hanno tempo fino al 15 aprile per adeguare le proprie aliquote, con un periodo cuscinetto che consente loro di utilizzare le vecchie aliquote anche per il 2024 se non deliberano entro la scadenza.
Il fatto che la riforma vada applicata nel 2024 rende però urgente l’approvazione definitiva del decreto legislativo entro la fine dell’anno.