C’è un concetto su cui tutte le imprese insistono nelle audizioni sulla Legge di Bilancio 2024: in Manovra non ci sono adeguate misure per le attività produttive, quando invece sarebbe il momento di sostenere la crescita e gli investimenti.
Confindustria critica la poca attenzione alla competitività, l’assenza di capitoli importanti per lo sviluppo e di sostegno agli investimenti in R&S, né c’è traccia del nuovo Piano Industria 5.0.
Anche Confartigianato, CNA e Casartigiani criticano la mancanza di politiche per la crescita e chiedono politiche di accompagnamento in grado di sostenere gli investimenti, riprogrammando le risorse del PNRR, aumentando gli incentivi 4.0 e potenziando la Nuova Sabatini.
Imprese: Manovra 2024 senza visione strategica
L’estate scorsa «avevamo chiesto che, nella Manovra, il Governo si focalizzasse su due linee di intervento: supportare il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto a basso reddito, e sostenere la competitività delle imprese», sottolinea Carlo Bonomi, presidente Confindustria.
Il ddl di Bilancio fa una scelta “ragionevole” nel concentrare le poche risorse sulla riduzione nel 2024 del cuneo contributivo, ma è un provvedimento «incompleto, vista la sostanziale assenza di misure a sostegno degli investimenti privati e, più in generale, di una strategia per la crescita e la competitività».
Anche Confartigianato, CNA e Casartigiani comprendono le politiche «improntate alla prudenza e alla tenuta dei conti pubblici».
Dopo i numeri negativi del PIL del secondo trimestre dell’anno e la crescita zero del terzo, il 2023 «si posizionerà sullo 0,7%, già acquisito a metà anno, dietro a Francia e Spagna (e meglio della Germania). Per l’anno prossimo, le attuali tornate di previsioni stanno rivedendo al ribasso le stime di crescita rispetto agli scenari formulati nei mesi scorsi, e, quindi, anche a quello indicato nella NaDEF, per collocarsi intorno allo 0,5%».
Ma l’obiettivo delle politiche economiche «deve restare orientato alla crescita, dei cui segnali positivi ci eravamo forse esageratamente illusi, ma che comunque continua in modo flebile a tenerci agganciati all’ottimismo».
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Cosa manca nella Legge di Bilancio 2024
Nel merito delle misure, le confederazioni dell’artigianato chiedono in particolare:
- la riprogrammazione delle risorse del PNRR per portare l’aiuto del programma Transizione 4.0 dall’attuale 20% al 40% del credito di imposta in ragione del costo dei beni;
- il rifinanziamento e il potenziamento della Nuova Sabatini;
- una riforma del Fondo Centrale di Garanzia per i soggetti meritevoli con difficoltà di accesso ai finanziamenti bancari;
- la semplificazione delle procedure e il potenziamento della capacità amministrativa della PA per dare attuazione ai programmi del PNRR.;
- il ricorso a RePowerEU per integrare e implementare le misure in materia di energia.
Anche Confindustria segnala che «risultano assenti capitoli importanti per lo sviluppo, a partire dal sostegno agli investimenti in R&S e, in particolare, il rafforzamento delle aliquote per il credito d’imposta R&S e risorse per il finanziamento degli accordi di innovazione gestiti dal MIMIT.
L’investimento in Ricerca e Sviluppo è una vigorosa leva di crescita economica e sociale: in questo contesto, assumono un’importanza centrale anche l’innovazione e la tutela nel campo dei beni immateriali. Tramite il rafforzamento degli strumenti esistenti (il patent box e il credito R&S tra i principali) dobbiamo perseguire il più ambizioso obiettivo di valorizzare le migliori eccellenze italiane e di renderle competitive sui mercati.
Ma soprattutto, non c’è traccia del nuovo Piano Industria 5.0 che, stando alle anticipazioni, dovrebbe essere finanziato con le risorse del programma REPowerEU, a valle della riscrittura del PNRR».
Mancano poi misure per la patrimonializzazione. «Si prefigura l’abrogazione dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica) senza che a ciò si accompagni l’adozione di misure che incentivino fiscalmente la destinazione degli utili al patrimonio delle imprese. Il costo stimato di questa misura (circa 1 mld di euro di minore imposta) raffrontato con l’impatto della abolizione ACE (circa 4,7 mld di euro di maggiori imposte), dà la misura della penalizzazione per le imprese».
Infine, Bonomi insiste sulla «definitiva cancellazione di plastic e sugar tax», misure rinviate solo di pochi mesi, «inadeguate a conseguire gli obiettivi di gettito e inique poiché colpiscono selettivamente alcune categorie di imprese».
Le critiche alle misure sul lavoro
Fra le critiche, spicca il fatto che le più importanti misure a sostegno del potere d’acquisto e del lavoro non abbiamo carattere strutturale: taglio del cuneo fiscale, riforma IRPEF, agevolazioni sulle assunzioni, detassazione produttività, innalzamento fringe benefit.
La contro-proposta sul taglio del cuneo fiscale
Sul taglio del cuneo fiscale, Confindustria esprime consenso ma insiste sulla propria proposta:
un intervento strutturale di taglio del cuneo contributivo, agendo, per 2/3, sull’aliquota a carico dei lavoratori e, per 1/3, su quella a carico dei datori di lavoro.