La Manovra 2024 istituisce nuove soglie per i fringe benefit, che potrebbero tradursi in beni e servizi fino a 2.000 e 1.000 euro esentasse, rispettivamente per dipendenti con e senza figli, ma che di fatto non comporta nessun obbligo di erogazione da parte dei datori di lavoro.
Il Governo replica con questo strumento l’applicazione di una sorte di bonus in busta paga a vantaggio dei dipendenti, che però resta teorico per la stragrande maggioranza dei lavoratori.
Fringe Benefit fino a 2.000 euro esentasse
Oltre al “non obbligo” per il datore di lavoro, c’è anche una scarsa conoscenza da parte degli stessi lavoratori, che forse potrebbero usare quest’opportunità fiscale offerta dalla legge per “contrattare” trattamenti economici migliorativi, concordando la concessione di beni e servizi in aggiunta rispetto allo stipendio, concessi in natura o in denaro.
Secondo il VI rapporto Censis-Eudaimon, pubblicato lo scorso marzo, dispositivi e strumenti di welfare aziendale sono conosciuti in modo approfondito solo dal 19,8% degli occupati, mentre il 45,1% ne è informato solo a grandi linee. Un buon 35,1%, addirittura, ignora totalmente l’esistenza dei fringe benefit.
Welfare aziendale questo sconosciuto
Eppure comporterebbero vantaggi per entrambe le parti: se per i lavoratori si tratta di beni esenti da tasse a fini previdenziali o IRPEF, per i datori di lavoro sono benefici deducibili dal reddito d’impresa quando non superano la specifica di legge.
La Manovra 2024, a partire dal prossimo 1º gennaio, ha imposto che la soglia esentasse per i fringe benefit scenda da 3mila a 2mila euro per chi ha figli a carico (il famoso Bonus 3000 euro), mentre sale da 258,34 euro a 1.000 euro per tutti gli altri.
Come si possono “spendere”? Sono esempi frequenti i classici buoni pasto e il telefono aziendale ma con le novità di legge vi rientrano anche i buoni carburante e le bollette domestiche.