Le audizioni parlamentari sulla NaDEF concordano su un punto: il quadro economico delineato non è prudenziale. Per la Banca d’Italia è plausibile ma forse troppo ottimistico. L’UPB e CNEL temono in particolare i potenziali effetti della guerra in Medio Oriente. L’altro campanello d’allarme è la dinamica del debito: Corte dei Conti e Bankitalia consigliano maggior prudenza per far fronte a eventuali nuove turbolenze.
Sullo sfondo, però, resta la necessità di affrontare la Legge di Bilancio con coperture certe, adeguate e permanenti. Il riferimento è a misure come la riforma IRPEF e il taglio del cuneo fiscale, che come ha sottolineato l’Istat sono a rischio se si pianificano riduzioni del debito esigue in contesti di elevata incertezza macroeconomica.
Inflazione, guerra e impatto sul PIL
La stretta monetaria peserà sulla dinamica degli investimenti privati, il calo dell’inflazione invece contribuirà a sostenere i consumi delle famiglie, la dinamica del PIL è contenuta fino alla fine dell’anno, e si riprenderà poi solo dal 2024 con la ripresa del commercio internazionale. Questi elementi sono coerenti con un ridimensionamento delle prospettive di crescita rispetto a quanto prefigurato pochi mesi fa.
L’elemento di maggior incertezza su questo fronte è determinato dalla situazione internazionale: conflitto in Ucraina, guerra in Medio Oriente, ma anche indebolimento dell’economia cinese e, nell’area dell’euro, una trasmissione particolarmente intensa della stretta monetaria.
Impatto Superbonus sul deficit
Sul deficit, non ci sono particolari riserve: la correzione al rialzo 2023 è determinata soprattutto dall’impatto del Superbonus, ma il tendenziale dei prossimi anni segna un virtuoso percorso di ribasso.
«Per quanto riguarda il Superbonus, dato il venire meno della possibilità di cedere i crediti di imposta maturati, nella Nota viene modificata la sua modalità di contabilizzazione a partire dal 2024: invece di essere registrato nel saldo di bilancio di competenza (come nel DEF), esso viene riportato per cassa. Ciò comporta un meccanico miglioramento del disavanzo nel 2024 e nel 2025 (per 0,3 e 0,2 punti percentuali del PIL) e un peggioramento nel 2026 (stimabile nell’ordine di 0,1-0,2 punti)».
La debolezza della crescita
Le riserve della banca centrale sembrano concentrarsi sull’impostazione della Legge di Bilancio. «Nelle valutazioni della NaDEF l’output gap nel 2024 è positivo, tuttavia il Governo ritiene di dover ricorrere a una manovra espansiva», motivata con «la necessità di sostenere i redditi medio-bassi e, più in generale, i consumi e l’attività economica».
La principale misure dovrebbe essere la proroga al 2024 del taglio del cuneo fiscale, inoltre verrebbe ridotto il numero delle aliquote IRPEF e finanziata la flat tax 2024 (per ricavi o compensi fino a 85mila euro).
E’ qui che viene sottolineata l’opportunità di individuare coperture certe, di entità adeguata e con natura altrettanto permanente», considerata «particolarmente importante se si pianificano riduzioni del debito esigue in contesti di elevata incertezza macroeconomica».
Sulla debolezza della crescita si concentra anche l’Istat. I fattori determinanti sono la situazione internazionale e la trasmissione all’economia della stretta al credito delle banche centrali, mentre lo stimolo rappresentato dal PNRR «dovrebbe manifestarsi più compiutamente» dal 2024.
L’istituto di statistica segnala poi due elementi relativi all’inflazione: il potere d’acquisto degli stipendi è tornato sotto i livelli del 2009, e i rinnovi contrattuali sono disomogenei rispetto ai settori.
L’industria è l’unico segmento in cui la dinamica è virtuosa (in attesa di rinnovo il 3,4% dei dipendenti), nei servizi si sale al 73%, mentre nella pubblica amministrazione «la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo continua a essere pari al 100%». Sottolineiamo che fra i punti della manovra già preannunciati dal Governo ci sono i rinnovi dei contratti del pubblico impiego.
La Corte dei Conti ritiene che, pur con le incertezze legate alla situazione internazionale, le stime contenute nel Def siano equilibrate. Sono invece «limitati» gli elementi forniti sia sui risultati del monitoraggio condotto relativo agli andamenti e ai fabbisogni dei principali settori di spesa, e questo «rende difficile apprezzare, in attesa della legge di bilancio, la direzione che il Governo intende dare alla gestione dei prossimi anni».
Il ruolo del PNRR
Fra le criticità evidenziate dal CNEL, un rialzo del PIL ferma all’1% certifica «una sorta di fallimento del ruolo svolto dal PNRR sulla crescita del Paese».
Secondo il presidente dell’ente di ricerca, Renato Brunetta, «occorre evitare che, in nome del taglio de debito, si debbano sacrificare le potenzialità di un momento storico in cui l’Europa è attraversata dalle transizioni digitale e green».
Il taglio del cuneo fiscale è considerato insufficiente a sostenere il potere d’acquisto, nel senso che «sarebbe necessario in via strutturale». In generale, secondo Brunetta, è importante in questo contesto che le politiche economiche abbiano come obiettivo il sostegno alla crescita.
Anche l’Ufficio Parlamentare di Bilancio sottolinea l’importanza di utilizzare al meglio i fondi del PNRR.
«Nei primi due anni del programma l’attivazione di investimenti pubblici è stata modesta», sottolinea la presidente Lilia Cavallari, mentre ora «occorre avanzare speditamente», anche con lo riforme, per contrastare l’impatto dell’inasprimento dell’accesso al credito.