La giustizia amministrativa italiana offre una via percorribile per ottenere giustizia quando gli atti amministrativi sembrano aver violato i propri diritti. Il “ricorso al TAR” è un termine che spesso si sente menzionare, quando si parla di presentare ricorsi contro multe o altre sanzioni, trattandosi di uno strumento fondamentale per tutelare i diritti dei cittadini in caso di atti amministrativi che possano danneggiare i loro interessi legittimi.
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Per avviare il processo di ricorso al TAR, è necessario rispettare scrupolosamente i termini e le procedure previsti dalla normativa vigente. Ma cosa implica esattamente? In che ambiti di competenza opera questo tribunale? E come si avvia il processo di ricorso? Vediamo in dettaglio come e quando è possibile fare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e come è consigliabile muoversi.
Cos’è il TAR?
Il TAR, acronimo che sta per Tribunale Amministrativo Regionale, è un tribunale di primo grado specializzato nella materia amministrativa. La sua funzione principale è quella di risolvere le controversie legate agli atti amministrativi che possono ledere interessi legittimi dei cittadini. Quando un cittadino ritiene che un atto amministrativo abbia violato i suoi diritti o interessi, può presentare un ricorso al TAR per ottenere una revisione o un’annullamento dell’atto in questione.
Ogni regione italiana ospita un Tribunale Amministrativo Regionale, ma in alcune province sono presenti sezioni distaccate. È importante notare che il ricorso deve essere presentato al TAR competente, cioè il TAR della regione in cui è stato emesso l’atto amministrativo contestato. Nel caso in cui gli atti abbiano origine al di fuori della regione di residenza del ricorrente, è il TAR del Lazio ad essere competente.
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Come avviare un ricorso al TAR
Per presentare un ricorso al TAR, è necessario recarsi presso gli Uffici della Segreteria del tribunale e attendere la data dell’udienza stabilita dal giudice.
Per avviare il processo di ricorso al TAR, è necessario rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto amministrativo, ad esclusione dei casi previsti dall’art. 23 del Decreto Legislativo n. 104/2010, ovvero per tutte le controversie che riguardano la trasparenza amministrativa, l’accesso agli atti e quelle in materia elettorale, in cui non è richiesta la consulenza di un avvocato.
Per fare ricorso al TAR senza avvocato è necessario avvalersi della modulistica dei mini URP, ovvero gli sportelli per il cittadino istituiti presso tutte le TAR e sede del Consiglio di Stato. Da precisare: tale opzione è esercitabile solo nel caso in cui il cittadino sia in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata.
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I tempi da rispettare per il ricorso al TAR
Il tempo è un elemento critico nel processo di ricorso al TAR. Entro 60 giorni dalla notifica dell’atto amministrativo (considerando sia i giorni lavorativi che quelli non lavorativi), è necessario notificare tutte le parti coinvolte, compreso l’ente amministrativo responsabile e il contro-interessato. Ad esempio, nel caso di un concorso di ammissione, uno dei vincitori verrà avvisato. Successivamente, il ricorso deve essere depositato presso il TAR competente.
Se l’atto da impugnare riguarda appalti pubblici, il termine si riduce a 30 giorni. Il processo inizia solo dopo che gli atti sono stati depositati presso la segreteria del TAR.
Se si desidera ottenere un risarcimento per i danni causati dagli effetti di un atto amministrativo, si ha a disposizione 120 giorni dal momento in cui si viene a conoscenza dell’atto. La richiesta di risarcimento può essere presentata anche durante il procedimento di annullamento dell’atto, ma si dovrà attendere la conclusione del processo.
Le fasi del ricorso al TAR
Il ricorso si compone di due fasi: la fase cautelare e quella di merito.
Nella prima fase del processo, il TAR ha la facoltà di concedere la cosiddetta “tutela cautelare”, che comporta la sospensione dell’atto amministrativo oggetto di controversia. Questo provvedimento mira a prevenire pregiudizi gravi e irreparabili per la persona che ha presentato il ricorso. In seguito, il TAR emetterà una sentenza che potrà ammettere o rifiutare la modifica, l’annullamento o la revoca dell’atto amministrativo.
Durante la fase di merito, il TAR emette una sentenza definitiva in cui accoglie o respinge il ricorso. Questa sentenza deve essere redatta entro 45 giorni dall’udienza di merito ed ha validità immediata, ma può essere impugnata rivolgendosi al Consiglio di Stato.
Appello e sentenza definitiva
Se il ricorrente avrà successo nella disputa, la parte opposta sarà tenuta a procedere all’annullamento, alla modifica o alla revoca dell’atto oggetto del ricorso, a rimborsare le spese legali sostenute e, qualora previsto dalla legge, a risarcire il danno subito.
In caso di perdita di un ricorso al TAR, chi perde è dunque tenuto a pagare le spese legali e il risarcimento dei danni alla controparte. Una volta ottenuta la sentenza del TAR, il cittadino ha il diritto di appellare la decisione in secondo grado presso il Consiglio di Stato.
Il Consiglio di Stato è l’organo giudiziario che rappresenta il secondo grado di giudizio a cui ci si può rivolgere per impugnare una sentenza emessa dal TAR per ottenere una nuova valutazione del caso. La sentenza emessa dal Consiglio di Stato è definitiva e non è soggetta a ulteriori appelli.
Costi del ricorso al TAR
In media, il costo per un ricorso al TAR si aggira tra i 3.500 e i 4.000 euro, ma può arrivare fino a 6.000-8.000 euro, a seconda della parcella dell’avvocato. Nel caso di un ricorso collettivo, le spese possono essere divise tra i partecipanti.
Coloro che hanno un reddito inferiore a 11.528,41 euro possono accedere al gratuito patrocinio, ovvero sarà lo Stato a sostenere le spese legali, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.