La compatibilità tra attività lavorativa ed integrazione salariale è spesso oggetto di discussione, nonostante le indicazioni fornite dalla normativa vigente che impongono limiti serrati all’accesso alla cassa integrazione per chi svolge attività di lavoro subordinato.
Secondo quanto riportato dal sindacato SNALV Confsal, che ha recentemente trasmesso un’istanza di interpello al Ministero del Lavoro chiedendo con urgenza un chiarimento in merito, alcune sedi INPS stanno tuttavia negando l’integrazione salariale ai dipendenti che svolgono un altro lavoro, anche se part-time e limitato a poche ore settimanali.
Questa decisione andrebbe contro la normativa, che prevede la perdita o la sospensione del trattamento integrativo secondo limiti precisi:
Il lavoratore che svolga attività di lavoro subordinato di durata pari o superiore a sei mesi nonché di lavoro autonomo durante il periodo di integrazione salariale non ha diritto al trattamento per le giornate di lavoro effettuate. Qualora il lavoratore svolga attività di lavoro subordinato a tempo determinato pari o inferiore a sei mesi, il trattamento è sospeso per la durata del rapporto di lavoro.
Lo Snalv Confsal auspica quindi che per dirimere ogni dubbio possa essere applicata la circolare INPS n. 130/2010, che detta regole precise per gestire la cumulabilità parziale tra la remunerazione derivante da attività lavorativa e le integrazioni salariali.