I lavoratori autonomi hanno tempo fino al 31 ottobre per inoltrare la richiesta del BonusISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale), in attesa di conoscere il destino della misura, che sembra non aver riscosso molto successo nel triennio di sperimentazione.
Il trattamento di integrazione salariale concesso per sei mesi agli autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS a determinate condizioni, e pari al 25% dell’ultimo reddito da lavoro autonomo certificato dall’Agenzia delle Entrate potrebbe, non essere prorogata per il 2024.
Punti deboli dell’indennità ISCRO
Prima di tutto, la misura ha sollevato scarso interesse: nel triennio 2021-2023, le domande pervenute sono state inferiori alle attese. I percettori sono stati appena 900 nel 2022 e 3.800 nel 2021 (rimo anno dei sperimentazione), per importi medi inferiori ai 350 euro su base mensile.
Il punto debole dello strumento è sicuramente legato ai requisiti di accesso limitanti. Stando alla normativa attuale, infatti, possono beneficiare della ISCRO per sei mesi coloro che soddisfano tutti i seguenti criteri:
- titolari di Partita IVA attiva da almeno quattro anni per l’attività legata all’iscrizione in Gestione Separata;
- non titolari di trattamento pensionistico diretto o assicurati con altre forme previdenziali obbligatorie;
- non beneficiari di Reddito di Cittadinanza;
- senza reddito di lavoro autonomo inferiore al 50% della media dei redditi conseguiti nei tre anni precedenti nell’anno precedente alla domanda;
- con reddito fino a 8.972,04 euro nell’anno precedente;
- in regola con la contribuzione previdenziale.
Un altra nota dolente è il costo di autofinanziamento: un’aliquota aggiuntiva sui contributi dovuti, pari allo 0,26 nel 2021 e allo 0,51 per il 2022 e il 2023.
Proroga 2024 con eventuali correttivi
Un eventuale rinnovo della ISCRO per il 2024, pertanto, potrebbe portare ad alcune modifiche.
In primis quelle relative ai requisiti d’accesso all’agevolazione: l’iscrizione alla Gestione separata INPS, ad esempio, potrebbe essere richiesta per due anni e non per quattro, mentre il requisito di reddito potrebbe salire fino a 10mila o 12mila euro.
Anche le aliquote contributive potrebbero essere riviste e aggiornate.