Tassa sulle banche, braccio di ferro tra ABI e Governo

di Barbara Weisz

13 Settembre 2023 11:29

Il Governo studia correttivi alla tassa sugli extra-margini delle banche: emendamenti in arrivo alla luce dei rilievi e delle proposte ABI e BCE.

Le prossime ore saranno decisive per capire in che modo il Governo intende muoversi sulla tassa sugli extraprofitti bancari: giovedì 14 settembre scade il termine per la presentazione in Commissine al Senato degli emendamenti al DL 104/2023, che contiene il prelievo una tantum sugli extramargini degli istituti di credito.

Il direttore generale dell’ABI (Associazione Banche Italiane) Giovanni Sabatini, in audizione a Palazzo Madama, ha rivolto una serie di critiche all’imposta, proponendo dei correttivi. Nelle stesse ore è arrivato il parere della BCE.

Vediamo tutto.

Cosa prevede oggi la tassa sulle banche

La tassa straordinaria imposta alle banche, così come attualmente formulata, è un’imposta una tantum con aliquota del 40% sull’incremento del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico.

Si calcola sul maggior valore fra il margine di interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5% il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022, e il margine di interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022.

Non può superare la soglia dello 0,1% del totale dell’attivo relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023.

Le critiche ABI al prelievo sugli extra-margini bancari

Sabatini sottolinea che la decisione del Governo di introdurre una tassa sugli extraprofitti è avvenuta senza confronto preventivo con l’ABI, provocando sui mercati un impatto solo parzialmente poi attenuatosi, con un “vulnus alla fiducia” riposta sul mercato finanziario italiano.

Ci sono poi critiche sugli effetti retroattivi della norma, che «si riferisce a periodi conclusi (2021 e 2022) o in corso (2023)» incidendo sulla certezza del diritto:

in contrasto con i principi e i criteri di certezza, irretroattività, programmabilità cui si ispira la delega fiscale pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto.

Infine, l’ABI solleva dubbi di incostituzionalità (questione sollevata anche dai tecnici del Senato) perchè non risponde a criteri di adeguata ragionevolezza, e dubbi di incompatibilità con la direttiva comunitaria per lesione del diritto di proprietà.

Come ultima critica, Sabatini propone rilievi sullo stesso concetto di extraprofitto, utilizzato dal Governo per giustificare il prelievo forzoso.

COme ricorda Sabatini, l’extra-profitto (che differisce dall’extra-marigne) «si riferisce a una situazione specifica: quella in cui un’impresa – godendo di una posizione di monopolio od oligopolio – può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale». Non è invece questa la situazione in cui operano le banche italiane, che sono invece «in forte concorrenza nell’intera area dell’Euro»; concorrenza «ampliata per effetto dell’ingresso di competitori (anche fintech e big tech) non regolati come le banche e che offrono prodotti e servizi bancari».

Il parere della BCE sulla tassa italiana

«L’importo dell’imposta straordinaria potrebbe non essere commisurato alla redditività a lungo termine di un istituto di credito e alla sua capacità di generare capitale»: è quanto si legge nel parere della Banca Centrale Europea in relazione alla misura italiana.

Come conseguenza dell’applicazione generale dell’imposta straordinaria, gli enti creditizi che hanno una posizione di solvibilità più bassa o che sono più concentrati sull’attività di prestito (come le piccole banche) o che hanno difficili proiezioni sul capitale potrebbero diventare meno capaci di assorbire i potenziali rischi negativi di una recessione economica.

La BCE conclude la sua analisi raccomandando che, per scongiurare rischi per la stabilità finanziaria e per la capacità di tenuta del settore bancario, oltre ad evitare possibili distorsioni del mercato,

il decreto-legge sia accompagnato da un’analisi approfondita delle potenziali conseguenze negative per il settore bancario.

Proposte di modifica e correttivi allo studio

Le proposte di modifica formulate dall’ABI sono le seguenti: deducibilità dell’imposta sugli extraprofitti ai fini IRES e IRAP ed esclusione dall’imponibile di alcune voci, come gli effetti reddituali e patrimoniali dei titoli di stato.

L’Esecutivo sta effettivamente studiando correttivi, che prevedibilmente confluiranno negli emendamenti al decreto. Fra le ipotesi al vaglio, secondo le anticipazioni, ci sarebbe l’esclusione degli interessi sui titoli di stato, assieme a misure per attenuare l’effetto sulle banche più piccole, oltre alla possibilità di introdurre misure di deducibilità.