Extraprofitti banche, la BCE interviene sul decreto di Governo

di Anna Fabi

18 Agosto 2023 17:02

La Banca Centrale Europea interviene nel dibattito sulla tassa degli extraprofitti imposta alle banche dal Governo, con un parere legale: le anticipazioni.

La Banca Centrale Europea (BCE) sta predisponendo una lettera da inviare all’Italia con il proprio parere sulla tassa per gli extraprofitti delle banche.

In base a quanto si apprende da una nota del MEF, infatti, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha inviato alla presidente Christine Lagarde (il 10 agosto, giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Omnibus), la richiesta di “valutazioni di competenza della Banca Centrale europea” in relazione alla disposizione di cui all’articolo 26 del DL 104.

Secondo anticipazioni di stampa, la BCE riterrebbe l’imposta straordinaria una misura rischiosa per l’economia e il credito. Tanto più che il Governo si è mosso senza prima darne comunicazione alla Banca d’Italia o alla stessa Eurotower.

La formale richiesta di consultazione in questi casi è prevista dalla Decisione del Consiglio Europeo del 29 giugno 1998, che impone la consultazione della Banca Centrale UE se gli Stati decidono norme applicabili alle banche che possano influenzare «la stabilità di tali istituti e dei mercati finanziari».

Per conoscere con precisione i contenuti della missiva bisogna attendere alcune settimane (questo l’arco temporale previsto per l’invio, sempre in base alle anticipazioni), se non settembre.

La tassa sugli extraprofitti, lo ricordiamo, è prevista dall’articolo 26 del decreto 104/2023. Prevede un’imposta straordinaria del 40% sull’incremento del margine di interesse nel 2022 o nel 2023 rispetto al 2021.

La tassa si dovrebbe applicare al maggior valore fra la differenze dell’esercizio 2022 (per la precisione, dell’esercizio precedente a quello in corso al primo gennaio 2023) rispetto a quello precedente oppure dell’esercizio 2023 (in realtà, l’esercizio precedente a quello in corso al primo gennaio 2024) sempre rispetto al 2021. Nel primo caso, l’ammontare del margine d’interesse deve eccedere di almeno il 5% il confronto, nel secondo caso di almeno il 10%.

La tassa non potrà comunque superare lo 0,1% del totale dell’attivo relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023.

Per rendere più morbida l’imposta, il Governo sembra disposto ad un’apertura alle richieste degli istituti di credito, a partire dalla deducibilità della tassa stessa e la possibile esenzione per le banche minori.

Le modifiche sono attese in sede di conversione in legge del decreto istitutivo (Decreto Omnibus), da più parti attaccato anche per altre misure “spinose”, come la norma contro il caro-voli per le tratte nazionali verso le isole maggiori.