Arrivare a «un sistema stabile e adeguato di incentivi diretti all’efficientamento energetico e antisismico del patrimonio immobiliare». E questo l’obiettivo che deve porsi una riforma del Superbonus e delle agevolazioni edilizie secondo Vanessa Pesenti, presidente ANCE. La numero uno dell’associazione dei costruttori edili, in sede di audizione al Senato sulla Riforma fiscale, ha anche presentato una bozza di proposta.
L’idea è di utilizzare gli incentivi per raggiungere gli obiettivi fissati nell’ambito del Green Deal europeo.
La Direttiva Case Green, approvata per ora dal Parlamento UE prevede la prestazione energetica minima di classe “E” entro il 2030 e “D” entro il 2033. Il Governo italiano è critico sulle scadenze così ravvicinate ma, al di là dei negoziati in corso, l’indirizzo della riconversione energetica degli edifici è ormai tracciato.
Proposte ANCE di Riforma Superbonus
Attualmente, la normativa prevede il Superbonus al 90% per le spese fino al 31 dicembre 2023, al 70% per le spese 2024 e al 65% per le spese 2025. Dal 17 febbraio non è più possibile utilizzare sconto in fattura e cessione dle credito (con una serie di eccezioni, legate o alla tipologia di lavori o al momento in cui sono iniziati), mettendo in grossa difficoltà i privati che devono anticipare ingenti spese e poi “smaltirle” perdendo però in molti casi l’eccedenza rispetto alla propria capacità fiscale.
L’ANCE individua come primo passaggio per una riforma del Superbonus – nel più vasto quadro della revisione delle detrazioni fiscali ed in modo particolare di quelle legate agli interventi edilizi, quello di «incentivare prioritariamente la riqualificazione degli edifici in classe energetica più bassa». Questo, garantendo «l’accesso a tutti i contribuenti, pur collegandone l’importo al reddito del beneficiario».
L’idea di collegare il Superbonus al reddito è stata avanzata in sede di audizione parlamentare dall’UPB (l’Ufficio parlamentare di bilancio). La proposta ANCE mira invece a non condizionare l’agevolazione al reddito ma di rimodurla per non penalizzare i redditi più bassi.
Revisione in ottica green
La seconda priorità di questa riforma degli incentivi edilizi è il sostegno alla domanda «di abitazioni nuove o incisivamente ristrutturate in chiave energetica, che oggi invece sconta una tassazione molto più elevata di quella che si rivolge al mercato dell’usato (rispettivamente, IVA al 4%-10% sul corrispettivo d’acquisto, contro il registro al 2%-9% sul valore catastale dell’abitazione usata oggetto d’acquisto)».
La proposta: «rendere strutturale la detrazione IRPEF pari al 50% dell’IVA pagata sull’acquisto di abitazioni, nuove o incisivamente riqualificate, e in classe energetica elevata (oggi attuabile solo sino al prossimo 31 dicembre 2023)».
Più in generale, sul fronte IVA, l’ANCE si esprime a favore del mantenimento di tutte le agevolazioni attualmente previste sull’acquisto della prima casa, e dell’aliquota ridotta per gli interventi di recupero edilizio sui fabbricati esistenti, e sugli appalti pubblici. Netta contrarietà, invece, sulla proroga dello split payment, ritenuto inutile per combattere l’evasione (a fronte dell’obbligo di fatturazione elettronica) e penalizzante per un settore già alle prese con problemi di liquidità legati al caro materiali.
Incentivi alla rigenerazione urbana
Altra proposta: «neutralità dell’imposta di registro nella fase di produzione dei processi di rigenerazione urbana», quindi «imposte di registro, ipotecaria e catastale in misura fissa, a favore degli acquisti di immobili da parte degli operatori specializzati».
La ratio è la seguente: «senza incentivi fiscali, infatti, la rigenerazione urbana non parte, mentre, con un sistema diretto a detassare l’acquisto di immobili da rigenerare completamente, si renderebbero fattibili operazioni complesse di rinnovamento del patrimonio edilizio esistente, altrimenti bloccate dall’attuale prelievo espropriativo a carico proprio della fase iniziale d’acquisizione del fabbricato vetusto, energivoro e spesso non più idoneo all’uso consentito».
Imprese: locazioni e immobili merce
Ci sono infine due proposte specifiche per le imprese del settore:
- considerare fiscalmente i fabbricati delle imprese locati alla stregua dei beni strumentali da assoggettare, quindi, ad ammortamento e con deducibilità piena delle spese di manutenzione, detraibilità dell’IVA e deducibilità dell’IMU;
- piena deducibilità degi interessi passivi relativi ai finanziamenti contratti per la costruzione degli immobili destinati alla vendita.