Colpo di scena, il Governo deve approvare nuovamente la relazione al DEF (Documento di economia e finanza) per liberare le risorse necessarie a finanziare il taglio del cuneo fiscale da inserire nel Decreto Lavoro. Il motivo è che il Parlamento non ha approvato la risoluzione di maggioranza che autorizza lo scostamento di bilancio necessario.
Scostamento di bilancio: scivolone alla Camera
Lo scivolone è avvenuto alla Camera, dove la risoluzione è stata approvata ma senza la maggioranza assoluta dei presenti. Il motivo è che non c’erano in Aula abbastanza parlamentari. Le opposizioni hanno votato contro, perché avevano presentato una diversa mozione. E poiché il Regolamento impedisce di votare due volte lo stesso atto parlamentare, per riuscire a recuperare l’unica strada è ripresentare il DEF.
=> Decreto Lavoro: novità in arrivo su sussidi, pensioni, stipendi e assunzioni
Il Governo ha immediatamente convocato un Consiglio dei Ministri alle 18:30 di giovedì 27 aprile, con all’ordine del giorno il DEF. In questo modo, è possibile tornare in Parlamento con una nuova risoluzione che consenta di approvare lo scostamento di bilancio. Solo dopo questo passaggio, sarà possibile utilizzare i 3,4 miliardi necessari per finanziare il taglio del cuneo fiscale. Sia il Senato sia la Camera votano oggi, venerdì 28 aprile. Quindi, alla fine, il Governo dovrebbe riuscire a portare in consiglio dei ministri il decreto Lavoro come previsto.
Il calendario del DEF
Spieghiamo bene cosa è successo. Il 27 aprile era in calendario l’approvazione del DEF divisa tra Senato e Camera, in due parti. Un voto vero e proprio a maggioranza semplice e un’altra votazione sulla risoluzione che, in base alle cifre contenute del DEF, autorizza lo scostamento di bilancio. Sono i famosi 3,4 miliardi che derivano dalla differenza fra i deficit programmatico e quello tendenziale.
Ebbene, in Senato è filato tutto liscio e la risoluzione è stata approvata con 115 voti a favore, 29 contrari e 29 astensioni. La Camera invece ha approvato “solo” con 195 sì, 105 astensioni e 19 no. La maggioranza assoluta dell’Aula è pari a 201 voti a favore. In pratica, sono mancati 6 voti.
Come detto, non è possibile ripetere la votazione su uno stesso atto, quindi è stato riconvocato il CdM per consentire poi di tornare in aula con una nuova risoluzione.
Come prevedibile, le opposizioni sono insorte criticando lo scivolone parlamentare del Governo Meloni. Il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è limitato a commentare: «il problema è che i deputati non si rendono conto».
Maurizio Lupi, fra i firmatari della risoluzione non approvata, spiega: «È inesperienza, non c’è dietro alcun segnale politico». E chiarisce che «con il taglio del numero dei parlamentari il numero dei parlamentari in missione perché impegnati al governo incide maggiormente, specie quando ci sono voti con maggioranze qualificate. Per fortuna il problema si risolve ma occorre convocare un nuovo Consiglio di Ministri, che approvi una nuova relazione con un nuovo scostamento diverso anche solo di un euro. Il problema è che questo scostamento serviva a tagliare il cuneo fiscale sin da maggio».
Taglio del cuneo fiscale
Con ogni probabilità alla fine il Governo riuscirà comunque ad approvare il decreto Lavoro lunedì primo maggio, il Cdm di giovedì sera ha approvato una nuova relazione al Parlamento, e come detto le Camere hanno messo in calendario per venerdì l’appropvazione dello scostamento di bilancio.
Nel frattempo, restano previsti per i prossimi giorni gli incontri fra l’esecutivo e le parti sociali sul Decreto Lavoro.
Domenica 30 aprile, in serata, la premier Giorgia Meloni incontrerà i sindacati sui provvedimenti del decreto. Saranno presenti il Ministro dell’Economia Giorgetti e del Lavoro Marina Calderone assieme ai Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Sempre che il calendario non cambi.