La semplificazione delle procedure di gara prevista dal nuovo Codice Appalti consente l’affidamento diretto di oltre il 64% dei contratti pubblici. Salgono infatti le soglie per affidare direttamente i lavori, con limiti diversi a seconda della tipologia di incarico: confrontandole con i dati ANAC, risultano “affidabili direttamente” ben due contratti su tre.
Vediamo con precisione le nuove regole previste dal Codice approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 28 marzo, e i calcoli di impatto sul mercato degli appalti pubblici.
Appalti senza gara
Le soglie sotto le quali le Pubbliche Amministrazioni possono scegliere l’affidamento diretto, senza fasi di negoziazione, sono le seguenti:
- incarichi fino a 140mila euro;
- procedura negoziata senza bando, con aggiudicazione offerta più vantaggiosa, previa consultazione di almeno cinque operatori economici individuati in base ad indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, da 140mila a 215mila euro;
Per incarichi sopra i 215mila euro, sono sempre necessarie le gare.
Per i lavori, le soglie sono diverse, eccole:
- affidamento diretto anche senza consultazione di più operatori economici, fiino a 150mila euro;
- procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno cinque operatori economici: tra 150mila e un milione di euro;
- procedura negoziata senza bando con consultazione di almeno dieci operatori economici: tra 1 milione e 5,3 milioni di euro;
Oltre 5 milioni 350mila euro, sono sempre necessarie le procedure usuali di gara.
Ora, in base ai dati dell’ultima quadrimestrale ANAC (maggio – agosto 2022), ci sono state 64mila 727 procedure di gara oltre i 40mila euro e 42mila 949 entro i 150mila euro. Il 66% di questi contratti poteva essere affidato direttamente. I contratti sopra i 5 milioni di euro, il tetto massimo affidabile senza bando in base alle nuove regole, sono 1917; di fatto il 96,3% del mercato è sotto questa soglia.
E’ critico il presidente ANAC, Giuseppe Busia, secondo il quale «soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici».
Un aspetto che preoccupa meno l’ANCE (Costruttori edili) e, la cui presidente, Federica Brancaccio, intervistata da Il Giornale sottolinea che gli enti appaltanti «possono decidere se andare in procedura ordinaria, in procedura aperta o in negoziata senza bando», e lo ritiene «un passo avanti perché dobbiamo ipotizzare che in negoziata senza bando si andrà, magari, per le urgenze particolari». Anche è più preoccupata invece della norma che consente ai concessionari in house al 100% di non bandire gare. Rappresentano il 36% del mercato, spiega Brancaccio, secodono la quale «inserire una percentuale di esternalizzazione aiuterebbe concorrenza e trasparenza».