L’IMU sulla seconda casa gode di esenzione se questo secondo immobile della famiglia risulta essere la residenza anagrafica o la dimora abituale di uno dei due coniugi. La Cassazione ha messo in pratica il nuovo orientamento, stabilendo il diritto all’agevolazione per entrambi i coniugi qualora si configurino i requisiti di legge.
La discriminante è la dimora effettiva e non la residenza: per cui se una coppia ha residenza diversa ma di fatto dimora nella stessa casa allora non ha diritto all’esenzione, mentre se i due coniugi vivono in case differenti (non rileva il Comune) pur non avendovi fissato la residenza, spetta l’esenzione IMU.
Vediamo i dettagli del pronunciamento e come muoversi per ottenere il rimborso IMU spettante.
Esenzione IMU prima e seconda casa: quando è possibile
La Corte Costituzionale (con sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022) ha stabilito una nuova definizione di abitazione principale. Secondo il pronunciamento,
è il luogo dove un soggetto ha la residenza anagrafica e la sua dimora abituale, a prescindere dalla residenza e dimora degli altri componenti della famiglia.
Secondo la Corte Costituzionale è illegittimo l’art, 13 comma 2 DL 201/11 nella parte in cui distingue tra coppie di fatto oppure legalmente legalmente unite per l’accesso al beneficio fiscale. Dunque, in merito all’IMU prima casa l’esenzione spetta sempre al possessore che vi risiede e vi dimora abitualmente, indipendentemente dal resto del nucleo familiare, convivente o coniugato /unito civilmente.
In base alla sentenza 209/2022 non può dunque essere imposto il pagamento IMU per l’abitazione usata come dimora principale anche in caso di divisione del nucleo familiare, e anche in Comuni diversi. Questo perchè non ritenere sufficiente per ciascun coniuge la residenza anagrafica e la dimora abituale in un determinato immobile, determina una evidente discriminazione rispetto ai conviventi di fatto.
Di conseguenza, la Corte di Cassazione (con Ordinanza 1828 del 22 gennaio 2023) si è espressa in merito al diritto di esenzione IMU sulla seconda casa se una delle due risulta la prima abitazione di uno dei coniugi.
Rimborso IMU per coniugi con diversa residenza
La Cassazione, con l’Ordinanza 1828/2023 ha pertanto stabilito che la separazione di fatto, laddove comprovata (ad esempio con intestazione delle utenze), dà diritto all’esenzione IMU per l’abitazione principale di ciascun coniuge.
Il riferimento di prassi alla sentenza apre le porte al ricorso nei casi in cui viene loro negata l’agevolazione dal 2023 in poi e soprattutto alla domanda di rimborso IMU per i coniugi con prima casa in Comuni diversi.
Le famiglie che già hanno pagato l’imposta possono richiedere la restituzione di quanto versato a titolo di imposta unica municipale negli ultimi cinque anni (dal 2017 al primo acconto 2022). Si tratta infatti del periodo in cui non è ancora caduto in prescrizione il diritto al rimborso.
Nel caso di specie, il domicilio in Comuni diversi dei due coniugi era stato comprovato da bollette per le utenze ed altra documentazione che dimostrava l’effettiva dimora abituale presso diverse abitazioni, in diversi Comuni.
A far pendere l’ago della bilancia verso il diritto all’esenzione è stato proprio in fatto di dimorare in due Comuni diversi, una fattispecie evidentemente trascurata dal Legislatore laddove avrebbe dovuto garantire pari diritti nei casi in cui era manifesta l’assenza di condotta fraudolenta.
Come e quando chiedere il rimborso IMU seconda casa
A partire dal 13 ottobre 2022, non è legittimo far pagare l’IMU come seconda casa al coniuge che vi dimori abitualmente mentre l’altro vive in un altro Comune, nell’immobile che la legge aveva imposto di fissare come abitazione principale di tutto il nucleo familiare.
Allo stesso modo, è illegittima l’IMU pagata come seconda casa per i coniugi/uniti civilmente che avevano dimora e avevano anche fissato la residenza presso due abitazioni differenti dello stesso Comune (purchè la condotta non fraudolenta sia comprovata da documentazione come ad esempio la scelta del medico di base e la frequenza scolastica dei figli vicino casa, oltre alle classiche utenze domestiche intestate a proprio nome presso il domicilio in questione).
La sentenza della Corte Costituzionale ha valore retroattivo: da qui il diritto alla richiesta di rimborso entro i termini legali per la prescrizione. L’importante è poter comprovare tale diritto tramite apposita documentazione che dimostri l’utilizzo come propria dimora principale dell’immobile in questione.
La domanda di rimborso IMU al Comune di residenza si inoltra entro 5 anni dell’imposta oppure da quando è sorto il diritto, ossia a partire dalla data della sentenza di Cassazione (13 ottobre 2022). Non esiste una modulistica nazionale: ogni Comune potrebbe aver disposto un suo modulo, altrimenti si procede in autonomia fornendo tutti i dati e i documenti del caso.
Il riferimento normativo per far valere i propri diritti, oltre alla sopracitata sentenza della Corte Costituzionale 209/2022, è l’ordinanza applicativa della Corte di Cassazione (la 1828/2023).
Attenzione: il rimborso IMU potrebbe non essere riconosciuto se il pagamento è stato effettuato a seguito di un atto di riscossione forzata da parte del Comune (la versione locale della cartella esattoriale).