In base ai numeri approvati in Consiglio dei Ministri venerdì 4 novembre, il Governo punta a una Legge di Bilancio da almeno 21 miliardi, interamente destinati al caro energia. A liberare risorse sarà l’aumento del deficit 2023, che nella NaDEF sale a 4,5% (riducendosi a 3,7% nel 2024 e a 3% nel 2025).
Nella Relazione al Parlamento, gli obiettivi programmatici sono fissati a 4,5 nel 2023, 3,7 nel 2013 e 3 nel 2025. Rispetto alla previsione tendenziale significa liberare un margine di risorse da 21 miliardi per il 2023 e di 2,4 miliardi per il 2024, tenendo conto di un extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022.
In arrivo 30 miliardi contro il caro energia
La priorità di spesa della Manovra è il sostegno a famiglie e imprese contro inflazione e caro energia (al quale andranno da subito 9 miliardi con il Decreto Aiuti quater), almeno per qualche mese ancora. Lo ha anticipato Meloni:
Per il 2022 riusciamo a liberare, grazie all’extragettito IVA e a un terzo trimestre favorevole, circa 9 miliardi e mezzo che la prossima settimana vorremmo utilizzare sul caro energia.
I tagli alle bollette saranno prorogati per il primo trimestre 2023, così come i crediti di imposta per le imprese, ai quali è destinato un decreto ad hoc per l’estensione al 31 dicembre (attualmente sono previsti solo fino a fine novembre).
Sul contrasto al caro energia c’è anche una novità in tema trivellazioni, dettagliata in conferenza stampa: un emendamento al DL Aiuti ter permetterà nuove estrazioni di gas in Italia a fronte di un’offerta a prezzo calmierato alle aziende gasivore, fin da subito.
Chiederemo ai concessionari di mettere a disposizione da gennaio gas da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati.
Ulteriori risorse potrebbero liberarsi con le misure che il Governo intende inserire in Manovra e nei decreti fiscali collegati. Per esempio, la revisione della tassa sugli extra-profitti energetici delle imprese, che doveva portare un gettito di 10 miliardi e che invece è fermo a 2,5 miliardi: l’obiettivo è inasprire il meccanismo per raccogliere altri 7-8 miliardi. In vista anche una nuova rottamazione, di cui si attendono dettagli e quantificazione del gettito stimato.
Una nota di prudenza è stata doverosamente fornita dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti:
Siamo consapevoli che fare previsioni a lungo termine in questo momento può essere un esercizio di pura accademia e siamo consapevoli e pronti a fronteggiare i rischi di recessione che da più parti a livello globale ed europeo vengono evocate e che potrebbero toccare anche l’economia italiana.
Altre misure in Legge di Bilancio
Tra le misure previste in Manovra, ma con risorse ancora da individuare (a scapito di misure che evidentemente hanno funzionato meno, ha spiegato Meloni): il capitolo pensioni (proroga degli strumenti di flessibilità in uscita con possibile rimodulazione di Quota 102 con 41 anni di contributi a 61 anni), forse anche una riforma del Reddito di Cittadinanza, allo studio anche modifiche al Superbonus (si valuta il “ripescaggio” delle villette ma con aliquota ridotta).
Tutto dipenderà dalle scelte politiche che effettuerà il Governo, da qui alle prossime settimane. Lo ha confermato Meloni.
Gli altri numeri della NaDEF
La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF 2022 definitivo) rivede e integra quella del 28 settembre, aggiornando le previsioni macroeconomiche e tendenziali di finanza pubblica ed elaborando lo scenario programmatico per il triennio 2023-2025.
La crescita per il prossimo anno resta allo 0,6% come già previsto dal Governo Draghi. La previsione di aumento per il PIL 2022 a legislazione vigente è stata rivista al rialzo da 3,3 a 3,7%, quella per il 2023ridotta dallo 0,6 pallo 0,3%. Rer i due anni successivi crescita all’1,8 all’1,5%. Per il 2022 e 2023 l’indebitamento netto è previsto pari al 5,1 e 3,4% del PIL, rispettivamente. Deficit 2024 al 3,5 al 3,6%, per il 2025 dal 3,2 al 3,3%.
La discesa del rapporto debito/PIL è stimata in calo dal 150% circa del 2021 a poco più del 140% del 2025.
Nella Relazione al Parlamento, per richiedere l’autorizzazione allo scostamento di bilancio, sono fissati gli obiettivi del deficit fino al 2025 e si dà conto dell’extra gettito di 9,1 miliardi per il 2022.
Spending Review per i Ministeri
Il Consiglio dei Ministri ha approvato anche la definizione degli obiettivi di spesa 2023-2025 per ciascun Ministero, volti a determinare un risparmio in termini di indebitamento netto pari a 800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 miliardi nel 2025.
Il PNRR e il capitolo Europa
Il tutto, come detto, senza ricorrere a nuovi scostamenti di bilancio. Un aspetto, quest’ultimo, che la premier, Giorgia Meloni, ha sottolineato alle istituzioni europee il 3 novembre, nella sua prima trasferta all’estero, che ha scelto di fare a Bruxelles «per dare il segnale di un’Italia che vuole partecipare, collaborare, e difendere il proprio interesse nazionale all’interno della dimensione europea, cercando le soluzioni migliori insieme agli altri Paesi sulle grandi sfide».
La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, ha ringraziato la premier italiana per «il forte segnale inviato con questo viaggio alle istituzioni europee», e ha sottolineato che il vertice è servito ad affrontare «questioni critiche, che vanno dal sostegno all’Ucraina, all’energia, al Piano NextGenerationEU per l’Italia e all’immigrazione».
Il riferimento a Next Generation Ue è importante, perché fra le richieste del Governo Meloni c’è quella di rivedere il PNRR alla luce della nuova contingenza economica, con meccanismi che permettano «alle risorse di arrivare a terra» anche a fronte dei forti aumenti delle materie prime, dando magari la priorità a misure sull’efficienza energetica. Un punto delicato, perchè eventuali ritocchi potrebbero necessitare di un nuovo intervento comunitario di approvazione.
Il viaggio istituzionale si inserisce nel programma di Governo non solo sul fronte delle emergenze internazionali, in primis la guerra in Ucraina e il caro energia, ma anche su quello delle politiche economiche nazionali, come appunto il PNRR. Strumento fondamentale per alimentare la crescita, fra l’altro proprio in un anno, il 2023, sul quale si concentrano gli impatti negativi della congiuntura degli ultimi mesi.