Scaduti, con la fine dello stato d’emergenza Covid, anche i protocolli siglati tra Governo e Federfarma per l’applicazione dei sconti sul costi di tamponi rapidi e mascherine: 8-15 euro i test rapidi; 0,50-0,75 centesimi le mascherine Ffp2. Da venerdì 1° aprile, le farmacie non sono più tenute a rispettare i prezzi calmierati e possono decidere quali prezzi applicare a test e mascherine.
Il rischio è che si torni a pagare cifre “di mercato” soprattutto per i test rapidi, che adesso permettono di recarsi a lavoro anche senza Super Green Pass. Persino per categorie con obbligo vaccinale come il personale della Scuola. Fino al 30 aprile resta l’obbligo di Green Pass base in molti contesti, a partire da quelli lavorativi. Di conseguenza, chi non è vaccinato o guarito dal Covid deve fare un tampone ogni due o tre giorni.
Federfarma si è già attivata: Roberto Tobia, segretario nazionale Federfarma, spiega: «Abbiamo inviato una lettera alle 14mila farmacie che effettuano tamponi invitando a mantenere il prezzo di 15 euro per l’esecuzione dei tamponi antigenici rapidi». Per i minori, da quanto si evince, non ci sarà più l’ulteriore ribasso a 8 euro se non per libera iniziativa delle singole farmacie. Ma è difficile restare nei costi: in mancanza dell’accordo con il Governo, lo Stato non rimborsa i farmacisti per i maggiori costi sostenuti e dunque si perde la differenza di sette euro per ogni tampone eseguito ai più giovani.
Discorso analogo per le mascherine, ancora obbligatorie in molte circostanze. Ad esempio, per salire sui mezzi pubblici e sui trasporti di lunga percorrenza sono obbligatorie le Ffp2. Anche sulle mascherine Ffp2 c’è la raccomandazione di Federfarma a mantenere il costo a 75 centesimi: su questo fronte il mercato andrà più facilmente incontro ai consumatori, essendoci ampia disponibilità e una marcata concorrenza anche di altri esercizi commerciali, che vendono Ffp2 a prezzi anche inferiori.