Il nodo principale della Legge di Bilancio 2022 resta il taglio delle tasse, sul quale i lavori procedono non solo con la discussione in Senato ma anche con i vertici a Palazzo Chigi con parti sociali e forze politiche sulla manovra economica. La situazione è la seguente: in commissione Bilancio a Palazzo Madama sono stati presentati più di 6mila emendamenti, molti di natura fiscale, mentre sale la tensione tra Governo e Sindacati e si tenta un dialogo costruttivo con le forze politiche.
Legge di Bilancio: gli emendamenti al Ddl
Il ddl di Bilancio che ha iniziato l’iter parlamentare con un mese di ritardo con la prospettiva della sola modifica in Senato per poi arrivare alla Camera blindato da voto di fiducia. Quindi, questa fase di discussione degli emendamenti è fondamentale.
Emendamenti alla Legge di Bilancio: le proposte
In commissione Bilancio c’è stata la consueta pioggia di emendamenti (6.290): andavano presentati entro lunedì 29 novembre. Fra i capitoli su cui si concentrano molte richieste di modifica, ci sono proposte anche perseguibili, che saranno comunque sfoltite nel corso dei lavori di approvazione degli emendamenti.
- il Superbonus (meno burocrazia, no al tetto ISEE sulle villette, correzione o abolizione decalage per le aliquote 2023-2025),
- il caro bollette (più risorse per alleggerire l’impatto dell’impennata dei prezzi delle materie prime),
- le pensioni (allargamento platea APE Social a nuove categorie di lavoratori svantaggiati),
- la pace fiscale (proroga rottamazione, nuovo stop cartelle esattoriali),
- la flat tax (alzare a 100mila euro il tetto di fatturato per i forfettari).
Legge di Bilancio: il capitolo fiscale
Nel frattempo, a Palazzo Chigi si svolge una sorta di tavolo parallelo, per arrivare ad un testo condiviso su cui porre il voto di fiducia.
Riforma fiscale in Legge di Bilancio: cosa dicono i sindacati
Con le parti sociali si registra però una nuovo rottura, con Cgil, Cisl e Uil che bocciano la riforma fiscale proposta dai partiti di maggioranza, con la riduzione degli scaglioni IRPEF da cinque a quattro ed il taglio delle aliquote centrali per una redistribuzione che va in favore dei redditi medi e bassi (fra 15mila e 55mila euro). Molto simile la proposta del Ministero dell’Economia, che destina sei degli otto miliardi all’IRPEF riservandone due alla riduzione o abolizione parziale dell’IRAP. «Il perimetro imposto dal governo non va bene – sottolinea il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini -. Quei soldi devono andare a lavoro dipendente e pensionati».
Riforma fiscale in Legge di Bilancio: cosa dicono i partiti
In corso ci sono anche i vertici con le forze di maggioranza, distribuiti fra lunedì 29 e mercoledì primo dicembre. La Manovra è all’ultimo giro di boa, con giornate decisive per raggiungere una sintesi definitiva sulle modifiche. E, soprattutto, per arrivare a un orientamento condiviso sulla riforma fiscale da 8 miliardi di euro da destinare al taglio delle tasse. Prevedibilmente, anche sulla base degli incontri preparatori di questi gironi, il Governo presenterà un emendamento con una proposta sul taglio IRPEF.
Riforma IRPEF in Manovra: verso l’accordo
L’ipotesi al momento più gettonata vede l’eliminazione di uno scaglione Irpef, con un vantaggio fiscale (in termini di aliquota applicata) sui redditi fra 15mila e 50mila euro, e una tassazione invece più elevata fra i 50mila e i 75mila euro (questi redditi entrerebbero nel quarto scaglione, con aliquota al 43%).
Le altre misure fiscali in Manovra
Parallelamente, bisogna anche definire il taglio dell‘IRAP, Qui, l’ipotesi è quella di iniziare con una sforbiciata a favore di autonomi e ditte individuali, in sostanza le imprese di minori dimensioni.
In considerazione anche delle risorse a disposizione, intorno alle decisioni in materia fiscale prevedibilmente girano anche le altre modifiche previste dagli emendamenti, in particolare in materia di Superbonus, prezzi dell’energia, pensioni. Questa settimana iniziano le votazioni sugli emendamenti, quando la commissione avrà approvato un testo definitivo la norma passa in Aula al Senato, e poi deve ancora andare alla Camera, dove come detto si prevede un passaggio solo formale, con voto di fiducia.