Dopo l’approvazione tardiva del Governo, si allungano anche i tempi per l’inizio del dibattito parlamentare sulla manovra 2022, che non è ancora arrivata in Senato. Ormai dovrebbe trattarsi di pochi giorni, il ddl approvato in Consiglio dei Ministri il 28 ottobre è atteso a Palazzo Madama per la prossima settimana. Nel frattempo, oltre a diventare sempre più concreta l’ipotesi di un dibattito parlamentare dimezzato, con un passaggio solo formale alla Camera, circolano anticipazioni sulla versione definitiva del disegno di legge uscito dal Consiglio dei ministri. L’impianto generale della Legge di Bilancio è ormai ampiamente noto, grazie alle bozze, rispetto alle quali però ci sono una serie di modifiche. Ad esempio, per quanto riguarda i bonus edilizi, la cessione del credito, l’Opzione Donna, il bonus cultura per i giovani. Vediamo con precisione quali passaggi deve ancora effettuare la manovra e le anticipazioni sui contenuti.
=> Le misure della Legge di Bilancio
L’esame parlamentare quest’anno parte dal Senato. Quando il testo bollinato dalla Ragioneria dello Stato verrà depositato, inizierà il tradizionale esame in Commissione Bilancio: audizioni, parere consultivo delle altre commissioni parlamentari, presentazione degli emendamenti, approvazione delle modifiche. Normalmente, questi passaggi richiedono almeno due o tre settimane. Considerando che l’esame della Commissione inizierà poco prima di metà novembre, è improbabile che il testo modificato dalle commissioni possa arrivare nell’aula del Senato prima dell’inizio di dicembre. Prevedibilmente, l’esame dell’aula sarà relativamente breve, con ogni probabilità senza ulteriori modifiche, e quindi nella prima settimana di dicembre la manovra dovrebbe arrivare alla Camera. Tenendo conto delle festività, sembra più che probabile che il testo approvato al Senato sarà quello definitivo, blindato da voto di fiducia a Montecitorio.
Significa che, per l’ennesima volta (è già successo negli anni scorsi), la manovra economica sarà sostanzialmente discussa in modo approfondito in un solo ramo del Parlamento. Ricordiamo che la Legge di Bilancio va necessariamente approvata entro la fine di dicembre, per l’entrata in vigore il primo gennaio, e che il calendario di dicembre è fortemente ridotto a causa delle numerose festività.
Non sono chiarissimi i motivi i queste tempistiche, riconducibili per lo più alla mancanza di un accordo all’intero della maggioranza di Governo in tempo utile. E’ vero che l‘emergenza Covid determina da oltre un anno e mezzo un notevole accavallamento di scadenze, visto il gran numero di provvedimenti legislativi per affrontare la pandemia. Ma è altrettanto vero che in realtà i mesi di settembre e ottobre, che sono fondamentali per approvare la manovra economica, sul fronte Covid sono stati meno impegnativi dei precedenti. E, in ogni caso, non si può non sottolineare che le scadenze legate alla manovra sono ampiamente programmabili, e di conseguenza resta l’impressione di un dibattito politico poco sensibile al rispetto dei normali passaggi parlamentari. L’ampia maggioranza che sostiene il Governo, della quale fanno parte tutte le forze politiche tranne Fratelli d’Italia, unico partito di opposizione, distribuisce equamente le responsabilità fra tutte i partiti. Evidentemente poco disponibili alla sintesi che la situazione imporrebbe.
Fra l’altro, in base alle anticipazioni che sono abbondantemente circolate, i capitoli fondamentali della manovra (riforma pensioni, prime misure di riforma fiscale) sono state rinviate. Qui si inserisce un’altra considerazione.
La riforma pensioni sostanzialmente è rinviata all’anno prossimo, in manovra (sempre che le bozze siano confermate), ci sono solo misure per il 2022 (debutterà la quota 102, che prende il posto della quota 100, sono prorogati l’Ape sociale e l’Opzione Donna, con modifiche). Non si esclude che possano intervenire novità nelle prossime settimane, ma in ogni caso il ddl traccia una direzione precisa, che potrebbe anche essere semplicemente confermata.
Diverso invece il discorso sulla riforma fiscale: il taglio delle tasse è una delle misure più attese, ma per il momento ci sono solo le risorse. La modulazione della norma, che prevedibilmente interverrà sulle aliquote Irpef, è rinviata al dibattito parlamentare. Che, come sopra sottolineato, sarà limitato a un solo ramo del Parlamento. In realtà l’intervento sull’Irpef si inserisce nell’ambito della disegno di legge delega sulla riforma fiscale, che è attualmente all’esame del Parlamento, e che stabilisce i criteri precisi per la riforma.
L’unica fra le riforme attese ad essere stata effettivamente inserita nel ddl approvato dal Governo è quella degli ammortizzatori sociali, pur ridimensionata rispetto alle attese di qualche mese fa, anche in considerazione delle risorse disponibili 8circa 3 miliardi). Su questo fronte, non si attendono particolari novità, le bozze che sono circolate dovrebbero essere confermate nel testo che arriverà in Parlamento (dove evidentemente potranno essere previste modifiche).
Sembra invece particolarmente discusso il capitolo relativo alle detrazioni edilizie, che fra l’altro sembrava invece fra i più semplici: già nel Dpb, il documento programmatico di Bilancio, approvato come da calendario normale il 15 ottobre, erano segnalate le proroghe di tutte le detrazioni, con l’unica eccezione del Bonus facciate. Poi, nelle bozze approvate in CdM il 28 ottobre è rientrato invece anche il bonus facciate, ma ridimensionato al 60% (dal precedente 90%), e soprattutto sono state previste le proroghe delle altre detrazioni, nella misura attuale, fino al 2023 (il Superbonus fino al 2025, con una riduzione progressiva delle aliquote a partire dal 2024).
L’impianto generale dovrebbe rimanere quello fin qui anticipato, ma non si esclude che il testo del ddl che arriverà in Senato contenga qualche modifica su questo fronte. Ad esempio, si parla dell’eliminazione del tetto Isee di 25mila euro per avere diritto al Superbonus per le villette fino al dicembre 2022 (la proroga lunga, al 2023-205, della detrazione riguarda solo condomini, piccoli edifici e IACP).
Altra misura che potrebbe essere modificata nel tragitto verso il Parlamento, è quella legata alle due opzioni di cessione del credito o sconto in fattura, che nelle bozze sono prorogate solo per il 2022 e soprattutto solo per i lavori ammessi al Superbonus. non si esclude che invece il testo definitivo che arriverà in Senato conterrà la proroga delle due opzioni anche per tutte le altre detrazioni edilizie attualmente ammesse.
=> Le misure per i giovani nella Manovra 2022
Per quanto riguarda il bonus cultura per i giovani nell’anno in cui diventano maggiorenni, inizialmente era previsto un paletto Isee, che invece sembra sia stato poi eliminato.
Tornando alle pensioni, non si esclude una marcia indietro sul fronte dell’Opzione Donna, che nelle bozze alza il requisito anagrafico, e che invece potrebbe alla fine restare solo una proroga, ammettendo quindi le lavoratrici che compiono 58 o 59 anni, rispettivamente se dipendenti o autonome, entro il 31 dicembre 2021.
Come detto, le certezze si avranno solo nei prossimi giorni, quando la manovra arriverà al Senato e inizierà l’iter parlamentare.