Decreto Delocalizzazioni: diritto di allerta, piano esuberi e black list

di Anna Fabi

19 Agosto 2021 09:00

logo PMI+ logo PMI+
Verso il decreto anti delocalizzazioni: preavviso di sei mesi, piano di gestione esuberi e riconversione, sanzioni e black list per aziende inadempienti.

Obblighi di comunicazione istituzionale, piano per la salvaguardia occupazionale, adeguata informativa ai lavoratori, analisi di progetti di riconversione: sono le norme contenute nelle bozze del decreto anti delocalizzazioni che il Governo sta preparando, e che verrà prevedibilmente approvato dopo la pausa estiva. La norma riguarda le imprese medio-grandi che chiudono siti produttivi in Italia. E ha l’obiettivo di regolamentare in modo stringente le chiusure, mitigando l’impatto occupazionale e utilizzando tutti gli strumenti attivabili per la riconversione dopo aver utilizzato incentivi e agevolazioni per lavorare in Italia.

=> Decreto Dignità: Guida alle norme anti-delocalizzazione

Il provvedimento non riguarda le piccolissime imprese, mentre coinvolge quelle di medie dimensioni. Si parla di aziende sopra un determinato numero di dipendenti (potrebbero essere 250, 150, 50, si fanno diverse ipotesi). E in particolare si applica ai casi in cui la cessazione dell’attività non sia determinata da una crisi o dal rischio fallimento (ma dalla scelta di delocalizzare). Come ha spiegato la viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde:

chi non è in crisi e vuole tagliare può farlo, ma dovrà seguire un percorso ordinato, che coinvolga le parti sociali e favorisca l’arrivo di nuovi imprenditori.

L’impresa che decide di chiudere un sito produttivo in Italia per spostarlo all’estero deve  darne comunicazione a una serie precisa di soggetti istituzionali: Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo economico, ANPAL (Agenzia nazionale per le politiche attive), Regione, Sindacati. Questa comunicazione deve consentire il cosiddetto diritto di allerta per i lavoratori con almeno sei mesi di anticipo, e deve contenere una serie di elementi (motivazione della chiusura, personale coinvolto). Entro i successivi 30 giorni, l’azienda deve nominare un advisor, che rappresenta il riferimento per le trattative con i diversi soggetti istituzionali, ed entro i 90 giorni successivi alla comunicazione deve presentare un piano di mitigazione delle ricadute occupazionali ed economiche connesse alla chiusura.

=> Contributi statali: vietata la delocalizzazione

Il piano deve contenere una serie di elementi, fra cui azioni programmate per la salvaguardia dei livelli occupazionali e gli interventi per la gestione dei possibili esuberi (ricollocazione presso altra impresa, politiche attiva del lavoro, dall’orientamento all’assistenza alla ricollocazione, alla formazione e riqualificazione professionale), eventuali progetti di riconversione del sito produttivo. Il piano viene discusso e analizzato da una struttura per la crisi d’impresa, alla presenza di Regioni, ANPAL e Sindacati, che risponde entro 30 giorni. Nel caso in cui il piano non venga inviato, o comunque non vengano rispettate le regole previste, scattano sanzioni e l’inserimento in una black list che impedisce l’accesso a incentivi e agevolazioni per le imprese per cinque anni.