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Recovery Plan, approvato il PNRR Draghi da 222 miliardi

di Anna Fabi

Pubblicato 25 Aprile 2021
Aggiornato 19:49

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Approvato il Recovery Plan: nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) anche Superbonus al 2023, stop Quota 100 2021 e Riforma Pensioni 2022.

Un piano da 222,1 miliardi in gran parte (191,5 miliardi) coperti con il Recovery Fund a cui si aggiungono i 30,6 mld del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio. Il Recovery Plan italiano, è stato messo a punto nel suo schema definitivo dopo un lungo iter che ha visto il passaggio parlamentare, la condivisione con le parti sociali, il lavoro dei ministeri. Lunedì il premier Draghi lo presenta in Parlamento alle Camere per il approvazione finale entro il 29 del mese, in tempo per l’invio a Bruxelles il 30 aprile. Il disco verde informale della UE nel frattempo è già arrivato, tramite interlocuzioni telefoniche con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

=> Recovery Plan: scarica il Testo del PNRR in PDF

Riforme e novità del PNRR

Tra i punti caldi anche la proroga del Superbonus 110% al 2023 (al momento, in base ai fondi stanziati, è solo una conferma per i casi particolari già previsti dalla Manovra 2021 e non l’estensione a nuove categorie o comunque a tutti gli attuali beneficiari, mentre restano anche le attuali modalità di fruizione in 5 anni con opzione alternativa di cessione del credito e di pagamento anticipato con sconto in fattura). Nel corso del Consiglio dei Ministri svoltosi la notte del 24 aprile, il Governo si è assunto l’impegno di inserire nella prossima Legge di Bilancio 2022 la proroga generale della misura fino al 2023, trovando a settembre le risorse necessarie a finanziarla. Nel PNRR si accenna anche ai primi step della Riforma Pensioni 2022 che farà seguito a Quota 100. Nel testo del documento, viene confermato lo stop di Quota 100 a fine 2021, con l’indicazione di nuove misure a sostituitlo come strumento di pensione anticipata agevolata, mirate però a categorie con mansioni logoranti.

Per quanto riguarda i progetti, salta invece l’intervento da circa 5 miliardi a sostegno dell’operazione cashback per favorire i pagamenti digitali. Trovano invece conferme gli incentivi fiscali del piano Transizione 4.0 con 18,5 miliardi e la banda ultralarga che viene ulteriormente ampliata e portata a 5,3 miliardi di cui 4 per progetti nuovi. Ci sono anche questioni trasversali: disuguaglianza di genere, inclusione giovanile, divari territoriali. E riforme: rendere efficiente la Pubblica Amministrazione e la Giustizia, favorire sburocratizzazione e concorrenza, interventire sul Codice degli Appalti, incrementare la produzione di Rinnovabili. Resta la suddivisione del PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in sei missioni e 16 componenti. Il 40% delle risorse interessa progetti per il Mezzogiorno, altrettanti per il Green, il 27% al Digitale.

Recovery Plan: missioni e risorse

L’impatto del Recovery Plan e delle misure previste dal PNRR sarà pari a 3,6 punti di PIL. In dettaglio, il documento del Governo Draghi stima una crescita media del PIL nel 2022-26 di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019 e un PIL 2026 più alto di 3 punti rispetto allo scenario di base senza PNRR. Le sei missioni e la suddivisione delle risorse:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 42,55 mld (38,25 per nuovi progetti), il 22% degli investimenti totali, per progetti di digitalizzazione della PA, transizione digitale e tecnologie innovative, banda ultralarga, internazionalizzazione, turismo e cultura.
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica: 57 mld, (30%), per investimenti in economia circolare, fonti rinnovabili, smart grid, efficienza energetica degli edifici, dissesto idrogeologico e idrogeno.
  • Infrastrutture per la mobilità sostenibile: 25,33 mld (13%) per alta velocità, potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sportello unico doganale, logistica digitale.
  • Istruzione e ricerca: 31,88 mld (17%) per assunzioni in asili nido e investimenti in infrastrutture per l’educazione e la cura della prima infanzia, Scuola 4.0, formazione insegnanti, rafforzamento discipline STEM, istruzione professionale. Sul fronte della Ricerca, programmi di dottorato e filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
  • Inclusione e coesione: 19,12 mld (10%) a progetti per la partecipazione al mercato del lavoro, la formazione e il rafforzamento delle politiche attive. Centri per l’impiego e l’imprenditorialità femminile, servizi sociali, progetti di rigenerazione urbana per i comuni sopra i 15 abitanti e piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane.
  • Salute: 15,63 mld (8%) per rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario. Progetti di assistenza diffusa sul territorio per le cure primarie e intermedie, assistenza domiciliare e telemedicina, parco tecnologico per diagnosi e cure, fascicolo sanitario elettronico, programmi di formazione per il personale medico e amministrativo, ricerca biomedica.

=> Recovery Plan: le Linee Guida approvate in Parlamento

Fondi complementari al PNRR

Si aggiungono i 30 miliardi del Fondo complementare che assegna alla missione per il Digitale ulteriori 6,13 miliardi, a Rivoluzione verde 11,65 miliardi, alle Infrastrutture per una mobilità sostenibile vanno 6,12 miliardi, all’Inclusione e coesione 3,25 e alla Salute 2,89.

Scadenze UE per i finanziamenti al PNRR

Il PNRR presentato il CdM, dopo le limature in Parlamento va presentato entro il 30 aprile alla Commissione UE. Bruxelles avrà poi due mesi di tempo per fare una valutazione, cui seguirà l’esame del Consiglio che ha quattro settimane per approvare o respingere i piani. Se la ratifica avviene entro fine giugno, in luglio potrà essere versato l’anticipo pari al 13% del totale. Per ottenere i finanziamenti il governo deve dimostrare di avere raggiunto gli obiettivi concordati con la Commissione. Il ministero dell’Economia controlla il progresso delle riforme e degli investimenti ed è il punto di contatto unico con la Commissione. I Paesi hanno tempo fino al 2023 per impegnare i fondi e fino al 2026 e non oltre per spenderli.