Camera e Senato hanno approvato le linee guida italiane sul Recovery Plan, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da 220 miliardi finanziato con le risorse europee, soprattutto dal Next Generation EU. Mercoledì 31 marzo l’approvazione della Camera e giovedì primo aprile il voto del Senato. In entrambi i casi, è stata approvata la risoluzione di maggioranza, che impegna il Governo: a redigere il PNRR nella sua versione definitiva tenendo conto degli orientamenti contenuti nella Relazione dalle Commissioni riunite Bilancio e Politiche UE, comprensiva dei pareri delle Commissioni permanenti; a rendere comunicazioni alle Camere prima della sua trasmissione; ad assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi successive.
Il Recovery Plan, lo ricordiamo, va presentato a Bruxelles entro aprile. Il ministero dell’Economia, Daniele Franco, intervenendo in Aula, ha sottolineato una serie di obiettivi: «dobbiamo far sì, con questo Piano, che i giovani e le imprese siano al centro del nostro sforzo di ripresa», specificando poi di riferirsi alle aziende di tutti i settori: il manifatturiero, i servizi (fra i quali è fondamentale il turismo), l’agricoltura. «Il Piano deve aiutare la trasformazione e il rafforzamento del nostro sistema produttivo» e rappresenta «un’occasione di sviluppo molto importante per il nostro Paese, ma non è l’unico strumento di politica economica per raggiungere obiettivi di crescita, inclusione ed efficienza».
Dunque, «uno strumento aggiuntivo prezioso», con «una parte significativa dei progetti finanziati» che riguarderà iniziative nuove, «criteri volti a concentrare le risorse sugli interventi più innovativi, a maggior impatto sull’economia e sul lavoro». Fra gli elementi centrali, la trasformazione dell’economia «verso un paradigma di crescita inclusiva e sostenibile», quindi il capitolo green. Ci sono poi tre temi trasversali: la parità di genere, i giovani e gli squilibri territoriali. In questo quadro si inseriscono sei missioni, suddivise in capitoli:
- digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 46,3 miliardi, che salgono a 59 considerando anche i fondi della programmazione di bilancio. Le componenti: Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, Digitalizzazione, innovazione e sicurezza della PA, Turismo e Cultura 4.0.
- Rivoluzione verde e transizione ecologica: 69,8 miliardi di euro, che salgono a 79 con i fondi di bilancio. Le componenti: Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, Transizione energetica e mobilità locale sostenibile, Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica, Impresa verde ed economia circolare.
- Infrastrutture per una mobilità sostenibile: 32 miliardi di euro, che diventano oltre 33 miliardi con la programmazione di bilancio. I capitoli: Alta velocità ferroviaria e manutenzione stradale 4.0, Intermodalità e alla logistica integrata.
- Istruzione e ricerca: 28 miliardi di euro, salgono a 34,04 con i fondi di sviluppo e di programmazione di bilancio. Capitoli: potenziamento delle competenze e diritto allo studio, Dalla Ricerca all’impresa.
- Inclusione e coesione: 27,6 miliardi, ai quali si aggiungono oltre 55 miliardi della programmazione di bilancio 2021-2026, per quasi 85 miliardi complessivi. Si declina attraverso: Politiche per il lavoro, Infrastrutture sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore, Interventi speciali di coesione territoriale.
- Salute: 20,7 miliardi, dei quali 19,7 di risorse del Next Generation Eu. Capitoli: Assistenza di prossimità e telemedicina, Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria.