È scattato il 1° marzo 2021, insieme al nuovo sistema di etichettatura sui consumi energetici, il diritto alla riparazione degli elettrodomestici (right to repair) previsto dall’UE con il Regolamento 2021/341 per tutti i cittadini europei, con l’obiettivo di contrastare l’obsolescenza programmata e supportare l’economia circolare ed ecosostenibile. Vediamo in dettaglio in cosa consiste il diritto alla riparabilità, come funziona e cosa cambia per fornitori, tecnici riparatori e acquirenti.
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Diritto alla riparabilità
Fino ad oggi non era raro sentirsi rispondere dai tecnici riparatori che i pezzi di ricambio per il proprio elettrodomestico non erano più reperibili e dunque il dispositivo non risultava riparabile. L’unica strada rimaneva la rottamazione e l’acquisto di un nuovo elettrodomestico. D’ora in poi non sarà più così: a partire da marzo di quest’anno, il Regolamento UE obbliga i produttori a rispettare determinati criteri di progettazione e realizzazione, in modo da renderli facili da riparare anche al di fuori dei circuiti ufficiali, e a mettere a disposizione dei tecnici professionisti una serie di componenti essenziali degli elettrodomestici prodotti per almeno 7-10 anni dall’immissione sul mercato dell’ultima unità di un modello.
Si tratta di pezzi di ricambio quali ad esempio motori, spazzole per motori, pompe, ammortizzatori, molle, cestelli di lavaggio, sorgenti luminose, sistemi refrigeranti, server e unità di archiviazione dati e display elettronici e così via. Deve essere possibile non solo aggiornare i componenti dei prodotti ma anche i software. Stesso obbligo temporale anche per la disponibilità delle istruzioni per la riparazione. Ma c’è di più: i fabbricanti devono garantire la disponibilità di elementi — come porte, cerniere e sigilli — compatibili con il “fai da te” con tempi massimi per la consegna di 15 giorni lavorativi a partire dalla data dell’ordine.
Dispositivi coinvolti
Le nuove norme si applicano a: lavatrici; lavastoviglie; frigoriferi; schermi, compresi i televisori. Al momento sono invece, esclusi smartphone e computer portatili. L’idea che sta alla base dell’iniziativa è di allungare il ciclo di vita degli elettrodomestici, aumentandone le possibilità di riparazione, andando di conseguenza a ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti elettronici (RAEE).