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La PEC si prepara a sbarcare in Europa

di Alessandra Gualtieri

4 Marzo 2021 14:02

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Verso il primo schema di eDelivery qualificato europeo: Aruba anticipa i vantaggi del nuovo standard e della interoperabilità con la PEC.

Lo scorso anno, attraverso un’indagine IDC, è emerso come la Posta Elettronica Certificata (PEC) sia ormai un asset digitale che sta facendo risparmiare all’Italia 4 miliardi di euro e di cui si è recepito il vero valore: un’alternativa alla raccomandata A/R che semplifica la vita dei cittadini. Uno dei pochi limiti riscontrabili nello strumento era probabilmente quello di essere utilizzabile solo entro i confini nazionali.

Ma le cose stanno cambiando, la PEC è pronta a diventare a tutti gli effetti un sistema di recapito certificato qualificato utilizzabile in Europa, un traguardo essenziale che consentirà a tutti gli utenti di utilizzare il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certificata anche per le comunicazioni verso utenti, enti ed imprese europee, mantenendo il valore legale e la sicurezza che contraddistinguono lo strumento PEC.

È quanto emerso dal tavolo di lavoro che ha coinvolto AgID – Agenzia per l’Italia Digitale – e AssoCertificatori, Associazione dei Certificatori di Firma Digitale e dei Gestori di Posta Elettronica Certificata, di cui fa parte anche Aruba. L’azienda, Gestore Certificato che vanta oltre 7 milioni di caselle PEC attive, ha voluto spiegarci in dettaglio i criteri di utilizzo e i vantaggi che questa implementazione porterà all’utente finale.

Secondo Marco Mangiulli, CIO & Head of Software Development di Aruba, “in concreto, nel tavolo di lavoro congiunto tra AgiD e AssoCertificatori, sono stati delineati i criteri necessari a stabilire un dialogo sicuro tra i Gestori di servizi di recapito certificato qualificato per garantire, di conseguenza, uno scambio telematico altrettanto sicuro tra cittadini e imprese di tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea.”

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Parlando di vantaggi concreti, invece, la prospettiva non è soltanto l’interoperabilità europea ma anche la fruizione semplice di un servizio che, anche in questo contesto allargato, garantisca l’identificazione certa dei mittenti e dei destinatari, l’integrità del contenuto delle comunicazioni e l’opponibilità a terzi della data/ora d’invio e dell’avvenuto invio/ricezione dei messaggi.

Proprio su questo punto si sofferma Mangiulli: “Il tavolo tecnico si è concentrato su una caratteristica fondamentale per un sistema di delivery qualificato, che è rappresentata dalla presenza di un riferimento temporale certo e opponibile a terzi relativo a ciascuna comunicazione. Grazie alle proposte avanzate dal gruppo di lavoro, e recepite dagli standard ETSI, sono state definite le modalità per identificare in maniera chiara e non ambigua la data/ora relativa agli eventi di invio e ricezione delle comunicazioni certificate. Si tratta di un aspetto estremamente importante soprattutto in casi d’uso quali le gare d’appalto, bandi e concorsi e in generale le iniziative in cui le scadenze sono criterio fondamentale di adesione o assegnazione di progetti, premi e simili.”

In questo percorso di approvazione del nuovo standard, è stato essenziale il contributo dell’Italia e l’esperienza acquisita grazie al successo della Posta Elettronica Certificata, confermato dai numeri ufficiali di AgID che testimoniano un anno di record per la PEC nel 2020 con 12.340.211 caselle attivate ed oltre 408 milioni di messaggi scambiati nel solo ultimo bimestre dell’anno.

Il successo della PEC è stato recentemente oggetto del sopracitato report di IDC, promosso da Aruba, InfoCert e Trust Technologies, da cui è emerso come – tra gli altri vantaggi – la PEC abbia consentito un risparmio di 78.000 tonnellate di CO2 nel 2019, che saliranno a 120.000 tonnellate nel 2022, ed evitato spostamenti dal domicilio del cittadino o dalla sede del professionista all’ufficio postale, per un risparmio complessivo di circa 253 milioni di km nel 2019, destinati a diventare 391 milioni di km nel 2022.