Sospensione dell’attività di circa 90mila pubblici esercizi, il 27% del totale, con 1,6 miliardi di euro di consumi in meno e 306mila lavoratori a casa: è l’impatto dell’ultimo DPCM del 3 novembre sul sistema produttivo, in base a dati FIPE-Confcommercio , federazione italiana pubblici esercizi, secondo cui:
Quello che si sta abbattendo sulle imprese della ristorazione è un vero e proprio tsunami.
«Come testimoniano i dati del registro delle imprese del settore camerale, la situazione dei pubblici esercizi era già drammatica prima dell’ultimo provvedimento, con 10mila imprese in meno tra marzo e ottobre 2020, rispetto allo scorso anno. È dunque quanto mai necessario ampliare la dotazione economica del decreto Ristori e far fronte alle ulteriori criticità che si andranno a creare nelle zone rosse e arancioni».
Il governo, con il Decreto Ristori Bis, indennizzerà ulteriormente le categorie colpite dalle nuove restrizioni, che istituiscono nel Paese una zona rossa formata da quattro regioni, in cui i negozi restano chiusi per 125 giorni, e una zona arancione di cui fanno parte altre due regioni. Vediamo tutto.
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Da venerdì 6 novembre zona rossa in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Calabria, e zona arancione in Puglia e Sicilia. Significa che bar, ristoranti, gelaterie, pub, pasticcerie, sono chiusi per almeno 15 giorni in sei regioni. Nelle quattro della zona rossa, stop anche a tutti gli altri negozi, con l’eccezione dei generi indispensabili (alimentari, farmaci, tabacchi, giornali), e della cura alla persona (restano aperti i parrucchieri). Ci sono poi restrizioni nazionali, che si applicano anche alle zone gialle. La grafica della situazione:
Le richieste delle imprese
Le categorie imprenditoriali limitate dal Dpcm chiedono ristori immediati e non solo. Secondo FIPE, è anche «indispensabile siglare un patto con il sistema bancario. Oggi le nostre imprese vengono percepite come poco affidabili e questo rischia di compromettere anche le misure di sostegno al credito messe in campo dal governo».
Confesercenti trova «incomprensibile la scelta di chiudere nel weekend mercati e i negozi nei centri commerciali anche nelle zone verdi: i primi si svolgono principalmente all’aperto, mentre i secondi sono in un ambiente controllato dove è più facile far rispettare i protocolli di sicurezza ed evitare affollamenti. In questo modo si faranno saltare migliaia di attività e centinaia di migliaia di posti di lavoro». Il provvedimento viene definito «punitivo», e destinato ad «assestare un colpo insostenibile a queste imprese, che realizzano oltre il 50% del proprio fatturato proprio nelle giornate di sabato e di domenica».
Decreto Ristori Bis
Sul fronte del Governo sta per approdare in CdM il Decreto Ristori bis, che dovrebbe contenere misure per circa 2 miliardi di euro. Nuovi contributi a fondo perduto, calibrati in modo analogo a quelli già previsti con il decreto della scorsa settimana, quindi una percentuale rispetto a quanto previsto dal DL Rilancio del maggio scorso. Si parla di una quota del 200%, per tutte le attività costrette a chiudere. In pratica, prenderebbero il doppio rispetto alla cifra a cui avevano diritto in base al decreto rilancio. I tempi dovrebbero essere molto veloci, provvedimento atteso entro la fine della settimana.
Le restrizioni
Nel frattempo, da venerdì sono in vigore le nuove restrizioni, che come detto in alcune regioni (Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Calabria, Puglia e Sicilia), prevedono la chiusura di nuovi esercizi. E in tutta Italia, il coprifuoco anticipato alle 22 e le restrizioni valide fino al 3 dicembre (ad esempio, la chiusura obbligatoria di bar e ristoranti alle 18).
In base al meccanismo, la permanenza in una zona arancione o rossa è stabilita da ordinanza del ministero della Salute. Quest’ultima, produce effetti per 15 giorni, a partire dal 6 novembre. Quindi, l’attuale distribuzione delle zona è valida fino al prossimo 22 novembre. Poi, sarà necessaria una riclassificazione, aggiornata in base all’andamento dei dati epidemiologici. In ogni caso, il ministero deve verificare settimanalmente il permanere dei presupposti per applicare le restrizioni.
Sui siti delle regioni sono pubblicate le notizie e le ordinanze che si applicano al singolo territorio. Per esempio, in Lombardia (e in tutte le altre zone rosse), si applicano le seguenti restrizioni, per almeno 15 giorni dal 6 novembre:
- vietati gli spostamenti in entrata e in uscita dal territorio e all’interno dello stesso (anche all’interno del proprio Comune) in qualsiasi orario, tranne che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o per motivi di salute. Vietati gli spostamenti da una regione all’altra e da un Comune all’altro. È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;
- sospese le attività commerciali al dettaglio (negozi), sia di vicinato che nelle medie e grandi strutture di vendita. Rimangono aperti: negozi di generi alimentari, edicole, tabaccai, farmacie, parafarmacie e le altre attività di vendita individuate nell’allegato 23 del DPCM. I centri commerciali dovranno consentire l’accesso a tali attività ferme restando le chiusure nei giorni festivi e prefestivi già previste a livello nazionale;
- chiusura dei mercati, eccetto le attività che vendono generi alimentari;
- sospese le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie). L’asporto è consentito fino alle ore 22 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni;
- sospese le attività inerenti servizi alla persona fatta eccezione per barbieri, parrucchieri, servizi di lavanderia e altre attività indicate nell’allegato 24 del DCPM.
- didattica a distanza al 100% anche per le seconde e terze medie. Sono comunque consentiti gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza, nei limiti in cui è consentita;
- tutti i corsi universitari si svolgeranno con didattica a distanza, salvo specifiche eccezioni;
- sospese le attività sportive, comprese quelle che si svolgono nei centri sportivi all’aperto, così come tutti gli eventi e le competizioni sportive organizzate dagli enti di promozione sportiva, salvo quelle riconosciute di interesse nazionale da CONI e CIP;
- è consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, rispettando la distanza di almeno un metro da ogni altra persona e utilizzando i dispositivi di protezione delle vie respiratorie. È consentito svolgere attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.