C’è una rimodulazione degli incentivi Industria 4.0 nella Legge di Bilancio 2021, con i crediti d’imposta che verranno potenziati, in modo selettivo, il rafforzamento degli Its (istituti tecnici superiori), e dei competence center: le misure sono annunciate nel Documento programmatico di Bilancio che il Governo ha approvato il 18 ottobre, insieme alla Legge di Bilancio e inviata a Bruxelles. Il Piano transizione 4.0, si legge nel Dpb, verrà esteso al 2021 anche attraverso una sua rimodulazione atta a favorirne l’efficacia».
Le principali agevolazioni previste all’interno del Piano Industria 4.0, poi diventato Transizione 4.0, sono i crediti d’imposta per la digitalizzazione delle imprese previsti dalla manovra dello scorso anno in sostituzione dell’iperammortamento e del superammortamento. Vediamo cosa prevedono attualmente e quali dovrebbe essere la rimodulazione prevista dalla manovra (di cui si attende a giorni il testo alla Camera).
- Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali: supporta e incentiva le imprese che investono in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Per l’acquisto macchinari nuovi, attualmente è pari al 6%, fino a un tetto di 2 milioni di euro: in manovra potrebbe arrivare al 10% per imprese entro un determinato limite di fatturato, e salire ulteriormente per gli investimenti legati allo smart working. L’acquisto di macchinari digitali 4.0, ora agevolato al 40% fino a 2,5 milioni di euro, e al 20% da 2,5 a 10 milioni di euro, dovrebbe essere rimodulato come segue: credito al 40% fino a 4 milioni di euro, al 20% da 4 a 10 milioni, e nuova agevolazione al 10% fino a 20 milioni di euro. Infine, il credito d’imposta al 15% fino a 700mila euro per i software 4.0 potrebbe salire al 20% fino a un investimento di 1 milione di euro.
- Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design: stimola la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione tecnologica per sostenere la competitività delle imprese e favorire i processi di transizione digitale, economia circolare e sostenibilità ambientale. Il credito d’imposta del 12% fino a un tetto di 3 milioni di euro per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico salirebbe al 20% su una spesa massima di 5 milioni di euro. L’aliquota del 6% nel limite massimo di 1,5 milioni di euro per le attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati, che sale al 10% per l’innovazione 4.0, sarebbe portato rispettivamente al 10 e al 15%, raddoppiando in entrambi i casi il tetto di spesa a 3 milioni di euro.
- Credito d’imposta formazione 4.0: stimolare gli investimenti nella formazione del personale sulle materie aventi ad oggetto le tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese. Al momento è pari al 30, 40 o 50%, a seconda delle dimensioni dell’impresa, con tetti a 250mila euro per le medie e le grandi, e a 300mila euro per le piccole imprese. Qui, l’ipotesi non è un incremento dell’aliquota, ma un’estensione delle spese a cui poter applicare l’agevolazione.
Potrebbero esserci novità anche in materia di periodo di applicazione dei crediti d’imposta: non solo una proroga a tutto il 2021, ma un periodo più lungo. Attualmente le agevolazioni sono applicabili agli investimenti effettuati entro la fine di quest’anno, oppure entro il 30 giugno 2021 a patto che sia stato effettuato l’ordine e sia stato pagato il 20% al 31 dicembre 2020.
Il Dpb prevede infine di rafforzare ulteriormente gli ITS, ed è allo studio «l’introduzione di misure per potenziare i centri di competenza ad alta specializzazione (competence center) in modo da rendere più efficiente il network del trasferimento tecnologico costituito anche da altri centri di trasferimento tecnologico qualificati (Università ed enti pubblici di ricerca) e dai Digital Innovation Hub delle associazioni datoriali e dai PID (Punti Impresa Digitale) del sistema camerale».