Riduzione degli scaglioni IRPEF con risparmi concentrati sul ceto medio, acconti Partite IVA, tax expenditure, taglio del cuneo fiscale: sono solo tre degli ingredienti fondamentali della Riforma fiscale che il Governo studia in vista della prossima Legge di Bilancio.
I tempi sono ancora lunghi ma il dibattito è aperto, così come sono al lavoro i tecnici dell’Economia. Per ora poche certezze sui contenuti, ma quel che è sicuro è che la riforma fiscale si farà e sarà autofinanziata (ovvero, non saranno impiegate le risorse europee). Lo ha confermato a più riprese il ministero dell’Economia, Roberto Gualtieri, anche in occasione del recente meeting di Rimini.
Riforma IRPEF, Partite IVA, cuneo fiscale
L’idea di fondo dell’Esecutivo è quella di alleggerire al pressione fiscale sui ceti medi. Fra le ipotesi, eliminare un’aliquota IRPEF portando gli scaglioni a quattro dagli attuali cinque, accorpando le due aliquote centrali del 38% e del 41%. Ma si parla anche del cosiddetto modello tedesco, che prevede una proporzionalità diretta fra reddito e tasse, senza scaglioni.
Per quanto riguarda le Partite IVA, si pensa a una revisione dell’attuale sistema che prevede saldo e acconto, con un nuovo meccanismo di pagamento mensile calcolato sull’incasso effettivo.
C’è anche da finanziare il taglio del cuneo fiscale. La manovra dello scorso anno ha previsto l’incremento di 100 euro al mese per i redditi da lavoro dipendente fino a 28mila euro, e un bonus anche per i redditi fino a 40mila euro, limitato però al secondo semestre 2020.
In vista ci sarebbe una riforma organica del sistema fiscale, che dovrebbe abbassare il carico sul lavoro. Per prorogare la misura o prevedere una generale rimodulazione, però, bisogna trovare risorse in manovra.
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Riordino detrazioni
E qui c’è un altro nodo importante (nota dolente) che riguarda la revisione delle agevolazioni. Che potrebbe essere uno dei meccanismi previsti per finanziare il taglio delle tasse.
Qui segnaliamo un lavoro di Nicola Curci, Pietro Rizza, Marzia Romanelli e Marco Savegnago su Lavoce.info, in base al quale «quasi tutta la redistribuzione operata dall’imposta (l’IRPEF, ndr) dipende dalla struttura di scaglioni e aliquote (per circa il 50%) e dalle detrazioni (per quasi il 45%), mentre il ruolo della base imponibile appare complessivamente modesto.
Per quanto riguarda più nel dettaglio le detrazioni, «l’effetto redistributivo dipende essenzialmente da quelle per tipologia di reddito (circa il 28%) e per familiari a carico (quasi il 18%). Invece le agevolazioni legate a specifiche voci di spesa (tax expenditures) riducono, seppur leggermente, la capacità redistributiva del sistema, perché le spese che danno diritto alle detrazioni sono relativamente più concentrate tra i redditi più elevati».
Conclusione degli economisti: «l’auspicabile razionalizzazione degli strumenti di sostegno alla famiglia (e quindi delle relative detrazioni) e delle tax expenditures dovrebbe tenere conto anche dei rispettivi contributi alla progressività».