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Chiuse tutte le attività non necessarie

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 22 Marzo 2020
Aggiornato 23 Marzo 2020 06:33

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Fino al 3 aprile restano aperti solo alimentari, farmacie, prestazioni e servizi di prima necessità, produzioni rilevanti o in smart working: il nuovo decreto Coronavirus, l'elenco delle attività ammesse, le nuove regole sugli spostamenti.

Al di fuori della produzione e vendita di beni e servizi essenziali, resta consentito il solo svolgimento di lavoro in modalità smart working e per le attività indispensabili. Tutto il resto chiude fino al 3 aprile.

Questo, in sintesi, il contenuto del nuovo decreto firmato dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo aver concordato con le parti sociali l’elenco dettagliato delle filiere produttive che restano in funzione, relative ad attività e servizi di pubblica utilità che restano da garantire.

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Cosa resta aperto

Il Dpcm, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 marzo, riporta all’Allegato 1 l’elenco (comprensivo di codici ATECO) delle attività produttive che non dovranno procedere con la sospensione. Restano consentite anche le attività ritenute funzionali ad assicurare la continuità delle filiere delle attività di cui all’allegato e dei servizi essenziali.

Si comincia da supermercati, generi alimentari e di prima necessità. (nessuna ulteriore restrizione nazionale, invece, è stata disposta sui giorni e gli orari di apertura). Aperte anche farmacie e parafarmacie.

Sono assicurati i servizi bancari, postali, assicurativi e finanziari. E quelli pubblici essenziali come i trasporti.

Anche per le attività professionali non scatta la sospensione. Per tutte le altre produzioni che non possano garantire la continuità operatività tramite smart working, si procede con la sospensione delle attività a meno che non si tratti di filiere ritenute rilevanti per il Paese.

Resta attiva l’intera filiera del farmaco, della tecnologia sanitaria e dei dispositivi medico-chirurgici, nonché dei prodotti agricoli e alimentari. Consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, previa comunicazione al Prefetto.

Le disposizioni del decreto producono effetto dal 23 marzo 2020 e si applicano, cumulativamente, a quelle di cui al Dpcm 11 marzo. Le imprese interessate hanno tempo fino al 25 marzo per completare le attività necessarie alla sospensione (es.: spedizione di merce in giacenza).

In parte, dunque, si prorogano al 3 aprile le misure restrittive previste fino al 25 marzo dal decreto 11 marzo, con una revisione della lista di attività consentite, ponendo l’accento sulla necessità di adottare il lavoro agile per restare aperti:

le attività produttive che sarebbero sospese […] possono comunque proseguire se organizzate in modalità a distanza o lavoro agile.

Spostamenti

Non solo si confermano le restrizioni sugli spostamenti limitati con necessità di autodichiarazione ma viene fatto divieto allle persone fisiche di trasferirsi o spostarsi in un comune diverso  salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o motivi di salute: in pratica, non è più consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.

Il decreto si armonizza con quanto disposto dall’ordinanza 20 marzo 2020 del ministro della Salute per contenere il contagio da Coronavirus, che inibisce l’accesso a parchi, ville storiche, aree giochi per bambini e giardini pubblici, limitando l’attività motoria (“individualmente e in prossimità della propria abitazione, rispettando comunque la distanza di un metro da ogni altra persona”), con il divieto assoluto di qualsiasi attività ludica e ricreativa all’aperto.

Per quanto concerne le scuole, è praticamente scontato che dopo il 3 aprile non si tornerà in classe: in base alle anticipazioni di Governo, si deciderà tutto il 31 marzo, quando si valuterà se sia addirittura il caso di non tornare sui banchi fino a settembre.