Una delle prime strategie adottate dalle imprese per affrontare l’emergenza coronavirus e subito privilegiata dal legislatore con il primo decreto in materia, lo smart working, il lavoro da casa, è protagonista di un nuovo provvedimento del Governo, in base al quale lo smart working è applicabile senza accordi aziendali non solo nella aree della zona rossa ma in tutte le sei regioni in cui sono stati registrati contagi: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria.
La precisazione è importante perché la legge che istituisce e regolamenta il lavoro agile (81/2017) prevede che questa modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato venga stabilita mediante accordo tra le parti, in forma scritta.
Il nuovo Dpcm consente invece che sia applicabile, fino al 15 marzo 2020, con una semplice auto-dichiarazione secondo cui il lavoro agile si riferisce ad un soggetto appartenente a una delle aree a rischio (e nel campo “data di sottoscrizione dell’accordo” va inserita la data di inizio dello smart working).
Non solo: le imprese – che devono garantire la salute e sicurezza del lavoratore che svolge la prestazione di lavoro in modalità agile, informandolo sui rischi connessi (obbligo articolo 22 della legge 81/2017) – possono temporaneamente adempiere agli obblighi informativi anche in via telematica ricorrendo a documentazione web dal sito INAIL.
L’obiettivo è chiaro: potenziare uno strumento contrattuale che consente di rispettare le misure contenitive per contrastare il rischio di contagio da Coronavirus senza penalizzare le attività produttive. Il lavoro agile, in base alla definizione contenuta nella legge che lo istituisce, è una:
modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
La prestazione viene eseguita «in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva».
=> Coronavirus, come applicare lo smart working nelle imprese
Sono moltissime le imprese che in questi giorni hanno immediatamente fatto ricorso allo smart working, di fatto anticipando il Governo. Spesso le aziende hanno già accordi interni che prevedono un certo numero di giornate di smart working all’anno, quindi i dipendenti conoscono questa modalità di lavoro a distanza.