Le modifiche al forfettario creano confusioni applicative, in particolare sulla loro decorrenza: non è infatti chiaro se le nuove cause di esclusione dal regime fiscale che consente di applicare la tassazione al 15% partano dal 2020 o 2021.
I commercialisti di Milano lanciano l’allarme e si rivolgono al Garante dei contribuenti della Lombardia, chiedendo di sospendere le sanzioni in attesa di chiarimenti.
La riforma del regime forfettario per le Partite IVA è contenuta nei commi 692 e seguenti della manovra di Bilancio (legge 160/2019). Restano invariati i tetti di reddito (65mila euro) ma vengono introdotti nuovi paletti, relativi alla cumulabilità con un reddito da lavoro dipendente o da pensione (30mila euro), e alle spese per collaboratori (20mila euro).
«In attesa delle necessarie indicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate – segnala l’ordine dei commercialisti di Milano in una segnalazione al Garante del contribuente della Lombardia -, non abbiamo alcuna certezza sulla decorrenza delle modifiche» introdotte dalla manovra.
In particolare, non si comprende «se le nuove cause di esclusione debbano essere applicate dal 2020 oppure, se nel rispetto del termine di 60 giorni fissato dalla legge 212/2000, lo Statuto del contribuente, potranno essere applicate dal 2021».
Esiste una «oggettiva incertezza normativa», e i contribuenti, «non potendo sospendere l’attività economica, hanno adottato differenti comportamenti». Nello specifico, ci sono Partite IVA che mantengono il regime agevolato, nella convinzione che le modifiche si applichino dal 2021, altri che sono passati alla contabilità semplificata, «con notevoli aggravio di adempimenti e di costi a loro carico», sottolineano i commercialisti. Secondo i quali c’è il rischio che alla fine vengano applicate sanzioni a contribuenti che hanno applicato erroneamente la norma in buona fede.
Le richieste al Garante: sospendere le sanzioni per eventuali irregolarità commesse nel periodo di incertezza normativa, ovvero fino a quando non ci saranno precise istruzioni ministeriali.
E prevedere un termine congruo, pari ad almeno 120 giorni, per la regolarizzazione delle posizioni dopo che saranno note le direttive ministeriali.