Stallo sulla Legge di Bilancio 2020, le forze politiche che appoggiano il Governo non riescono a trovare l’accordo su plastic tax e sugar tax, intorno alla questione si susseguono vertici di maggioranza, nel frattempo il testo della manovra non approda in aula al Senato fino a lunedì 9 dicembre. Diplomaticamente, il premier Giuseppe Conte continua a ripetere che la cosa importante è «abbassare le tasse in modo significativo».
Molto in sintesi, Italia Viva non è soddisfatta del passo indietro già fatto sui balzelli green (che sono stati rimodulati rispetto al testo originali in sede di emendamenti) e ne chiede, par di capire, l’eliminazione. Dove si trovano i soldi? Qui il dibattito non è chiarissimo: pare che ci siano 400 o 500 milioni di euro in più di risorse individuate dai tecnici del ministero delle Finanze (da una stretta sui giochi).
Ma si parla anche di un possibile slittamento a settembre del taglio del cuneo fiscale (nel testo del ddl approvato dal Governo ci sono solo i 3 miliardi di copertura, la norma è ancora tutta da scrivere ed è rimandata a successivi provvedimenti, per cui evidentemente si tratta di un terreno sul quale è possibile fare trattative).
Il Pd, invece, insiste sul fatto che tutte le risorse aggiuntive eventualmente esistenti siano convogliate nel taglio al cuneo fiscale che, per essere più appetibile (cioè comportare un aumento maggiore del netto in busta paga), inizierebbe appunto in luglio (poi, dal 2021, i miliardi stanziati passano da 3 a 5, quindi si riuscirebbe a tenere l’aumento in linea con quello del 2020).
Per la cronaca, questo dibattito (fra sugar tax e taglio cuneo fiscale) prosegue da settimane, sembrava fosse stata trovata la quadra nei giorni scorsi, con l’annuncio dello stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, della rimodulazione dei balzelli green (la plastic tax e la sugar tax), e del capitolo auto aziendali (qui è stata allentata la stretta sul fringe benefit, e pare che in effetti l’accordo regga, nel senso che non si è sviluppato ulteriore dibattito).
In realtà, invece, il capitolo su plastic tax e sugar tax resta aperto, con un dibattito che, diciamolo, assomiglia sempre più a un braccio di ferro. Che, diciamo anche questo, svilisce un po’ sia l’importanza delle tematiche ambientali (che una nota ragazzina svedese è riuscita a portare all’attenzione dell’ONU, raggiungendo il continente americano in barca a vela per inquinare di meno), sia il livello che ci si aspetta dai parlamentari quando discutono la manovra economica.
Il ddl di Bilancio, ovvero un testo che (come a questo punto sembra utile ricordare), è stato approvato dal Governo, è approdato in Senato a novembre inoltrato (esame iniziato il 13 novembre, si legge sul portale di Palazzo Madama). Il successivo dibattito parlamentare, più che sulla dialettica fra maggioranza e opposizione, ha visto un continuo dibattito tutto interno alla maggioranza, che ancora (come detto) fatica a trovare la quadra sugli stessi argomenti, ovvero la plastic tax e la sugar tax.
Il calendario del Senato prevede la discussione in aula pr il 9 e 10 dicembre. Significa che, bene che vada, la legge di Bilancio arriva in aula alla Camera l’11 dicembre. Montecitorio, se (come succede di solito) vuole approvare prima della pausa natalizia, avrà un paio di settimane di tempo per esaminare il ddl di Bilancio. E’ già successo lo scorso anno (a parti invertite, nel senso che l’esame era iniziato alla Camera), che di fatto una dlele due Camere non avesse materialmente il tempo di esaminare il ddl di Bilancio, limitandosi ad approvare maxiemendamenti. L’anno scorso però, c’era stato un rallentamento dell’intero iter rappresentato dal rischio di infrazione europea. Quest’anno Bruxelles ha dato il via libera alla manovra fin da subito. Il rallentamento dunque è avvenuto interamente a Roma e, (quel che forse è peggio), all’interno della maggioranza di Governo.
Con ogni probabilità, alla fine si troverà la quadra e si approverà la manovra 2020 per tempo (anche perché in caso contrario il conto sarebbe parecchio salato, visto che scatterebbero le clausole di salvaguardia che fanno aumentare l’IVA). Però resta, per l’ennesima volta, l’impressione di un dibattito politico che non rispetta le sedi istituzionali.