Allarme Fintech sulla strategia cashless

di Barbara Weisz

6 Novembre 2019 13:02

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Le nuove norme sui pagamenti digitali penalizzano gli strumenti innovativi alternativi alle carte di credito e debito, il mercato richiede un approccio diverso: audizione ItaliaFintech sul Decreto Fiscale.

Giusti gli obiettivi legati alle misure di stimolo dei pagamenti digitali ma attenzione a non compromettere la concorrenza di mercato: è la posizione di ItaliaFintech sulle novità in materia di strategia cashless introdotte con il decreto fiscale collegato alla manovra 2020 (e potenziate con il ddl di Bilancio).

=> Decreto fiscale in Gazzetta: il testo e le misure

Le norme, segnalano le imprese di categoria, tendono fra l’altro ad assimilare il concetto di pagamenti digitali con l’uso delle carte, di debito e di credito, sottovalutando invece altre innovazioni di mercato.

Lo segnala Marta Ghiglioni, direttore generale Associazione ItaliaFintech, in audizione in commissione alla Camera sul decreto fiscale:

Pensare e scrivere le norme avendo in mente le carte, rischia di far dimenticare, e di conseguenza non valorizzare, quell’offerta innovativa nata proprio a colmare le inefficienze del sistema tradizionale.

Concorrenza

Ci sono innanzitutto una serie di considerazioni sul mercato: «il settore in Italia sta crescendo e suscitando l’interesse di imprese, sia piccole e medie che grandi», nel 2018 le fintech italiane hanno raccolto complessivamente circa 198,65 milioni di euro, importo quattro volte superiore al 2017, negli ultimi anni si stanno sempre più contaminando il mondo delle banche e della finanza tradizionale con il settore fintech,

molte banche hanno investito direttamente nel capitale di startup Fintech e/o ne offrono i servizi con diverse modalità di partnership.

Quanto ai pagamenti digitali, «l’Italia ha un’adozione peculiare»: questi strumenti «lato cliente sono preferiti dal 45% dei cittadini (dati del più recente studio di Banca d’Italia sui sistemi di pagamento), contro un 39% che preferisce utilizzare il contante. Peculiarmente, entrambi i dati sono superiori alla media europea, dando un’immagine polarizzata del nostro Paese su questo tema».

Infine, una considerazione sugli esercenti: «l’elevata eterogeneità del tessuto produttivo, che vede la presenza di moltissime imprese piccole e medie e di professionisti, fa sì che il favore all’adozione di pagamenti elettronici, con gli annessi costi di commissione e gestione, non siano ritenuti da molti convenienti».

Ma il punto, secondo Ghiglioni, è il seguente: l’adozione di strumenti di pagamento digitale non è «solo un tema di costi». Di fatto, «l’Italia è tra i paesi in UE con le commissioni più basse sui pagamenti con carte di credito e di debito». Fra l’altro, ci sono operatori fintech che basano la loro attività «sull’offerta di sistemi di pagamento digitali con costi ridotti per gli esercenti», altri che «cooperando con le banche tradizionali, costruiscono infrastrutture tecnologiche che favoriscono l’adozione di pagamenti digitali, risolvendo concretamente problemi dei propri clienti».

Di conseguenza, e qui c’è la prima critica all’impostazione delle misure inserite nel decreto fiscale:

«riteniamo che il lodevole intento di incentivare l’adozione di pagamenti elettronici non debba però sconfinare in una alterazione del mercato dei servizi finanziari e della competitività dello stesso».

Innovazione

Ci sono una serie di ulteriori elementi critici che Ghiglioni sottolinea: la già citata considerazione sulle norme eccessivamente concentrate sulle carte,  una «narrativa intorno ai pagamenti elettronici che si sta sviluppando nell’opinione pubblica, legata ad obblighi e doveri», che «non favorisce l’adozione dei sistemi, anzi, contribuisce alla polarizzazione» sopra esposta.

E infine: il «sistema di sanzioni, così come proposto, è da scoraggiare anche in quanto, per come disegnato, rischia di alterare la concorrenza nel mercato dei sistemi di pagamento». Il riferimento è in all’articolo 23 del decreto fiscale, che «prevede sanzioni agli esercenti che non accettino almeno una tipologia carta di credito e di debito, dimenticandosi delle prepagate, che ricomprendono tutti i sistemi di pagamento digitali innovativi».

E ancora: le detrazioni per i pagamenti con carte di credito e di debito, e le sanzioni per i negozianti che non hanno il POS e non accettano le carte, «rischiano di avere un effetto distorsivo del mercato a discapito degli operatori innovativi».

Critiche anche alla lotteria degli scontrini, soprattutto a causa della “procedura” che complica e rallenta il momento del pagamento (bisogna dare al commerciante un codice, ci sono rischi per la privacy).

In conclusione, ItaliaFintech chiede al legislatore di concentrare «le sue azioni verso i risultati, astenendosi dall’individuare in maniera prescrittiva gli strumenti attraverso i quali l’innovazione debba essere eseguita».

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Con Marta Ghiglioni, si parlerà di Fintech (cos’è e come cambia la vita di consumatori e imprese anche in Italia) anche al Code4Future il 9 novembre a Roma.