Marcia indietro del Governo sui contrattati a termine: la Lega prepara un disegno di legge che, sostanzialmente, elimina alcune delle rigidità previste dal Decreto Dignità dell’estate scorsa, in particolare sulla stretta relativa all’obbligo di causale dopo il primo anno di contratto a tempo determinato.
E non mancano analisi che vedono in questo senso l’apertura di un nuovo fronte di scontro sulle politiche economiche fra le due forze di maggioranza, visto che era stato il M5S a dare l’impronta fondamentale al Decreto Dignità.
In realtà, l’impianto del decreto verrebbe almeno in parte mantenuto: durata massima dei contratti a termine due anni (prima erano tre), numero massimo delle proroghe sceso a quattro (dalle precedenti cinque), contributi più salati dello 0,5%.
Verrebbe però rivista una delle misure fondamentali, ovvero il divieto di prorogare il contratto oltre un anno senza causale.
La proposta leghista prevede che la contrattazione possa prevedere ulteriori specifiche condizioni per rinnovare i contratti a tempo determinato senza causale.
Attualmente, lo ricordiamo, le imprese dopo un anno di contratto a termine, devono prevedere una causale per il rinnovo a termine, oppure il rinnovo deve essere a tempo indeterminato.
Il problema è che, in base ai dati, fra gli effetti della nuova legge c’è stato un aumento del turn over (con le imprese che quindi non hanno rinnovato i contratti effettuando invece nuove assunzioni a termine), non compensato dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato (che pure c’è stato).
Attenzione: come detto, la Lega propone la variazione presentando una proposta di legge, che quindi va discussa e approvata dal Parlamento. Non c’è in vista un decreto, ovvero un provvedimento del Governo.