Ore delicatissime per la Legge di Bilancio italiana, in bilico fra la promozione e l’avvio della procedura di infrazione da parte della commissione UE. Il punto fondamentale è il seguente: dopo che il Governo ha trovato l’accordo sul rapporto deficit/PIL al 2.04% da presentare a Bruxelles, si deve ricalibrare la manovra. Tagliando anche, e forse soprattutto, risorse alle due misure fondamentali, ovvero reddito di cittadinanza e riforma pensioni. Per lavorare alle limature della manovra, c’è stato un lungo vertice notturno di Governo.
Lavori
Per sapere con precisione come si configurerà la “nuova” legge di Bilancio, attualmente in discussione al Senato, bisogna attendere i prossimi giorni. Nel frattempo, assistiamo alla surreale situazione di una manovra in discussione in Parlamento senza che riescano a decollare i lavori (gli emendamenti del Governo sono destinati a ridisegnare le misure). E visti i tempi strettissimi, si finirà per chiedere una nuova fiducia.
Di fatto, i lavori in Aula al Senato sono stati sospesi almeno fino a venerdì 21 dicembre. Lo hanno stabilito i capigruppo della Commissione Bilancio di Palazzo Madama dopo che il Governo ha chiesto al presidente della commissione, Daniele Pesco (M5S) non soltanto la sospensione dei lavori ma anche la “sconvocazione” delle tre sedute in calendario nella giornata del 17 dicembre. In pratica, si lavorerà agli emendamenti e relative coperture, così da arrivare venerdì ad un maxi-pacchetto da inserire nel Ddl Bilancio.
Abbiamo esigenza di lavorare almeno due giorni pieni.
Novità
Nel maxi-emendamento troveranno posto emendamenti del Governo e di maggioranza ma anche di opposizione. Qualche esempio: ecobonus e sisma bonus fino al 2024, tassazione al 7% per i pensionati all’estero che spostano la residenza in arre disagiate del Sud, misure per aree colpite da sisma e calamità, risorse su misura per i comuni.
Tagli
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, a cui in base al testo originario del decreto legge erano destinati 9 miliardi, le risorse sembrano destinate a scendere a 7,1 miliardi (comprensivi del miliardo destinato ai centri per l’impiego). Quindi, per il reddito di cittadinanza vero e proprio ci sarebbero 6,1 miliardi. Che vengono risparmiati innanzitutto con la partenza ritardata, intorno a marzo/aprile 2019, con la previsione che non tutta la platea degli aventi diritto chieda effettivamente l’accesso alla misura. Nello specifico, la stima di 6,1 miliardi sembra riferirsi all’ipotesi che il reddito di cittadinanza venga richiesto dal 90% degli aventi diritto.
Per quanto riguarda la riforma pensioni, si studiano misure per restringere la platea, ad esempio attraverso il meccanismo delle finestre di uscita (resta l’ipotesi di tre mesi per i lavoratori del privato e sei mesi per i dipendenti pubblici). Si fa strada l’idea di un meccanismo in base al quale allungare flessibilmente le finestre nel caso in cui le domande di pensione con la quota 100 superino le risorse previste.
Dato per certo il taglio alle pensioni d’oro, che sembra destinato ad essere fino al 40% (con un meccanismo ad aliquote).
Ma attenzione: proprio sulle pensioni nelle ultime ore viene fatta un’ipotesi che fino a questo momento non era mai stata prevista, ovvero quella di intervenire sull’indicizzazione delle pensioni. Dal prossimo gennaio 2019, gli assegni previdenziali torneranno a rivalutarsi in base alla legge precedente alla riforma di fine 2011. Non si esclude che il Governo lasci l’indicizzazione piena solo per i trattamenti fino a tre volte il minimo, mentre da questa soglia in poi si intervenga con un meccanismo a scaglioni (non si parla di blocco, ma della proroga di un sistema come quello attuale o di una rimodulazione delle percentuali di valorizzazione degli assegni in base all’inflazione).
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I tecnici sono al lavoro anche su altri capitoli della manovra, ad esempio l’eco-tassa sulle auto inquinanti (che sembra destinata a rimanere solo sule auto di lusso). Come detto, i prossimi giorni saranno fondamentali.