Con una battuta, si potrebbe dire che l’Italia risolve la trattativa con l’Unione Europa sui conti pubblici mettendo in campo un’operazione in cui, senza dubbio, ha esperienza: una proroga. La soluzione più gettonata, all’indomani del vertice con cui il Governo ha nella sostanza deciso di ritoccare la manovra, abbassando il famoso rapporto deficit/PIL che rischia di costare all’Italia una procedura d’infrazione, è quella di rinviare il debutto delle due misure simbolo della Legge di Bilancio 2019, ovvero reddito di cittadinanza e quota 100.
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Il contesto è noto: i numeri della manovra sono stati bocciati dalla commissione Ue e l’Italia va incontro a una procedura di infrazione. Oltre che a un’esposizione eccessiva sui mercati finanziari. Il Governo, sulla base di questi elementi, ha concordato una posizione meno rigida, annunciando disponibilità a rivedere i numeri. Di quanto non si sa: avremo risposta nei prossimi giorni.
Nel frattempo, c’è una certezza: almeno parte delle risorse necessarie per abbassare il deficit arriveranno dal rinvio di reddito di cittadinanza e misure di Riforma Pensioni. Inizialmente previste per febbraio marzo, la partenza sembra destinata a slittare in aprile o addirittura in giugno. Si tratta di ipotesi, le risposte arriveranno con il decreto che il Governo si è impegnato a mettere a punto entro la fine dell’anno.
Tendenzialmente, due decimali di deficit costerebbero circa 3,6 miliardi, che verrebbero sottratti agli stanziamenti attualmente previsti per reddito di cittadinanza e quota 100. Non sono queste le uniche modifiche in vista sulle due misure simbolo di questa manovra.
In particolare sul reddito di cittadinanza si studia una nuova impostazione in base alla quale, per usare le parole dello stesso vicepremier Luigi Di Maio l’assegno se lo “scambiano” disoccupato e impresa:
quando il disoccupato diventa occupato l’impresa che lo ha occupato prende il reddito per qualche mese.
Il meccanismo sarebbe il seguente: il reddito di cittadinanza, pari a 780 euro al mese come previsto, viene erogato direttamente all’avente diritto. L’impresa che lo assume, però, avrà un vantaggio (si parla di tre mensilità di reddito di cittadinanza sotto forma di sgravi fiscali). Quindi, lo strumento di welfare verrebbe utilizzato sul fronte delle politiche attive per il lavoro.