Milleproroghe: Bonus Cultura e Riforma BCC

di Barbara Weisz

25 Luglio 2018 11:53

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Milleproroghe estivo: Bonus Cultura fino al 2018 e rinvio con modifiche dell'entrata in vigore della riforma delle banche di credito cooperativo.

Bonus cultura ai neomaggiorenni per tutto il 2018 e proroga di sei mesi della riforma delle Banche di Credito Cooperativo, modificata con l’obiettivo, dichiarato dal premier Giuseppe Conte, di preservarne il radicamento sul territorio: sono le novità fondamentali del Decreto Milleproroghe estivo approvato dal Consiglio dei Ministri del 24 luglio.

Bonus Cultura 2018

Dunque, i giovani che diventano maggiorenni in questo 2018 potranno utilizzare 500 euro per acquistare servizi culturali. Si tratta del bonus introdotto dal Governo Renzi, previsto anche per il biennio 2018-2019 dall’ultima legge di Bilancio, ma che necessitava di un decreto attuativo. Adesso, si potrà utilizzare 18app fino al prossimo 31 dicembre.

Attenzione: la copertura legislativa è garantita però solo per l’anno in corso, mentre per il 2019 resta incertezza. L’esecutivo sembra intenzionato a modificare il provvedimento, in base a quanto dichiarato nei giorni scorsi dal ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli:

rimarrà uno strumento tipo app con soldi che vengono erogati dal governo. Ma interverremo sulle cifre, chiariremo quali beni possono essere acquistati e quali no, privilegeremo le fasce economicamente più deboli.

Il ministro pensa a finanziare la misura coinvolgendo le imprese culturali, con l’obiettivo di estenderla anche a giovani con più di diciotto anni.

Rinvio Riforma BCC

Quanto alla Riforma delle BCC ci sono sei mesi in più per adeguarsi.

Ricordiamo, in estrema sintesi, che la riforma prevede l’obbligo per le BCC di avere come capogruppo una Spa con almeno 1 miliardo di euro di patrimonializzazione, a meno che non abbiano riserve pari ad almeno 200 milioni, nel qual caso diventano però Spa.

Fra le modifiche approvate dal CdM ci sono anche 180 giorni (dagli attuali 90) dal provvedimento di via libera della Banca d’Italia per stipulare il contratto di coesione. In generale, poi, viene prevista una maggior autonomia in materia di strategie e politiche commerciali degli istituti legati al territorio che si collocano nella fascia migliore delle classi di rischio.

Le modifiche prevedono un ruolo meno preponderante della capogruppo e un maggior coinvolgimento degli istituti che entrano nel gruppo bancario cooperativo. Nel dettaglio: sale al 60% la quota minima della capogruppo detenuta dalle banche aderenti (oggi la quota è al 50%); per ridurre la percentuale di partecipazione è necessario un decreto della presidenza del consiglio dei ministri (non basta più una delibera ministeriale); sale a due componenti il numero dei rappresentanti delle BCC nel consiglio di amministrazione della capogruppo.