Decreto Dignità, Di Maio: niente fiducia in Aula

di Barbara Weisz

9 Luglio 2018 15:27

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico apre a modifiche nel Decreto Dignità in Parlamento ma avverte: niente passi indietro, solo miglioramenti.

Settimana importante per il Decreto Dignità, che nei prossimi giorni è atteso alla Camera, per l’inizio dell’iter di conversione in legge, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il dibattito parlamentare sul primo provvedimento economico del Governo Conte promette di essere acceso, con voci contrarie dalle opposizioni e discussione aperta anche all’interno della stessa maggioranza, in particolare fra la componente leghista e quella pentastellata.

A chiarire i termini è intervenuto lo stesso ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi di Maio, che ha escluso il ricorso al voto di fiducia.

Il Parlamento deve avere la possibilità di discutere il decreto e di migliorarlo, credo non ci sia bisogno della fiducia. Ma, lo dico da capo politico del M5s, non arretreremo sulle norme.

Per Di Maio, specificando che migliorare significa aggiungere (eliminare qualche altra scartoffia burocratica per le imprese o aumentare le pene per le aziende che delocalizzano) ma non annacquare.

Traduzione: il Governo non intende blindare il provvedimento con un voto di fiducia, ma nemmeno tornare indietro su alcuni punti che ritiene qualificanti. Il provvedimento, lo ricordiamo, contiene la stretta sui contratti a termine e le norme anti-delocalizzazione.

Ed è al centro di parecchie critiche da parte delle associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, che protestano per l’irrigidimento delle regole sul lavoro e per l’aggravio di costi per le imprese in un momento in cui devono riuscire ad agganciare la ripresa dopo anni di crisi.

Sul fronte politico è da registrare la posizione di Forza Italia. Silvio Berlusconi ritiene che il decreto Dignità un male per imprese, lavoratori e occupazione, proponendo «soluzioni vetero-comuniste già sconfitte nel ‘900 e alle quali non credono più nemmeno i sindacati seri», e mettendo a rischio un milione di contratti in essere, che stanno per essere rinnovati e che in oltre la metà dei casi riguardano giovani.

A stretto giro di posta, la replica del ministero Di Maio sopra riportata, che sembra escludere passi indietro sul fronte delle principali misure prevista dal provvedimento.

Le critiche di Berlusconi mettono il dito in quella che, evidentemente, il leader di Forza Italia ritiene una spina del fianco del Governo, ovvero al possibile distanza fra M5S e Lega sui temi legati all’impresa e al lavoro.

Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva sottolineato che il Parlamento cercherà di rendere il provvedimento più efficiente e produttivo. Appuntamento in Aula, dunque, dove il Decreto Dignità approderà prevedibilmente entro l fine della prossima settimana.

A giorni è attesa anche la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una precisazione importante: si tratta di un decreto legge, quindi di un provvedimento immediatamente esecutivo. La legge di conversione, che deve arrivare entro 60 giorni dall’entrata in vigore, potrà modificarlo, ma nel frattempo sarà in vigore il testo approvato dal Governo.