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Microimprese: pilastro dell’economia italiana in cerca di sbocchi

di Anna Fabi

20 Dicembre 2024 13:22

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Con adeguate politiche di sostegno, possono diventare ancora più competitive e resilienti, rafforzando il loro ruolo centrale nello sviluppo del Paese.

In Italia, le microimprese rappresentano da sempre la spina dorsale del sistema economico, contribuendo alla creazione di occupazione e al valore aggiunto prodotto a livello nazionale. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, oltre il 95% delle imprese italiane rientra in questa categoria, ovvero quelle con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore ai 2 milioni di euro, come definito dal Regolamento (UE) n. 651/2014.

Destinate a giocare un ruolo chiave nelle sfide future, inclusa la transizione verde e digitale, dopo i primi aiuti arrivati con l’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) necessitano ora di politiche mirate e investimenti dedicati, in particolare nei settori dell’efficienza energetica e dell’innovazione tecnologica. Vediamo come e perchè.

Un ecosistema unico di microimprese

In Italia, le microimprese sono regolamentate principalmente dal Decreto Ministeriale 18 aprile 2005, che recepisce la definizione comunitaria stabilita dalla Raccomandazione 2003/361/CE della Commissione Europea. In base a questa normativa, le microimprese rispondono alla definizione di aziende che hanno meno di 10 dipendenti e registrano un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro.

Le microimprese italiane si distinguono poi nel panorama europeo per densità e rilevanza economica. Secondo i dati di Eurostat, l’Italia ha una delle più alte percentuali di microimprese rispetto al totale delle aziende, superando la media dell’Unione Europea, che si attesta intorno al 93%. In particolare, le microimprese italiane rappresentano oltre il 95% delle imprese nazionali, mentre in paesi come Germania e Francia il dato è rispettivamente del 83% e 89%. Tuttavia, emergono differenze significative in termini di produttività e supporto istituzionale.

  • Produttività: le microimprese italiane generano un valore aggiunto per lavoratore inferiore rispetto a quelle di Germania e Paesi Bassi, spesso a causa di minori investimenti in tecnologie avanzate e innovazione.
  • Accesso al credito: òe microimprese italiane riportano maggiori difficoltà rispetto alla media UE nell’ottenere finanziamenti a tassi competitivi, nonostante il supporto del Fondo di Garanzia per le PMI.
  • Digitalizzazione: solo il 18% delle microimprese italiane ha completato un percorso di digitalizzazione, contro il 30% delle omologhe in Germania e il 25% in Francia.

Nonostante ciò, l’Italia si distingue per la flessibilità e capacità di adattamento delle sue microimprese, con una forte concentrazione in settori ad alto valore artigianale e una marcata presenza di aziende familiari, che rappresentano un tratto distintivo rispetto ai modelli più industrializzati del Nord Europa.

Il sostegno proveniente dai fondi del PNRR offre un’opportunità unica per colmare il divario con gli altri paesi europei, soprattutto nel campo della transizione digitale e sostenibile.

Impatto economico e occupazionale

Le microimprese svolgono un ruolo cruciale in numerosi settori, con una forte presenza nel commercio, nella manifattura artigianale e nei servizi alla persona. Secondo le stime di Unioncamere, queste realtà contribuiscono al 40% del valore aggiunto del settore privato e impiegano circa il 45% della forza lavoro totale.

La loro capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di innovare, nonostante le limitate risorse, rende le microimprese un elemento chiave per la resilienza dell’economia italiana.

Sfide strutturali e sostegno pubblico

Nonostante il loro peso, le microimprese affrontano sfide non da poco. In primi nell’accesso al credito: le difficoltà di ottenere finanziamenti, nonostante la garanzia del Fondo di Garanzia per le PMI, rappresentano una delle barriere principali alla crescita.

Anche sul fronte della digitalizzazione solo il 18% delle microimprese italiane ha completato un percorso di trasformazione digitale, secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI.

Le complessità amministrative e la burocrazia, infine, ancora rallentano l’operatività nonostante gli sforzi del Legislatore. Per far fronte a queste criticità, infatti, il Governo ha introdotto diverse misure e incentivi su vari fronti.

Tra questi spiccano i crediti d’imposta per la digitalizzazione e l’innovazione, gli incentivi e le agevolazioni per l’internazionalizzazione con il supporto diretto dell’ICE (Agenzia per la Promozione all’Estero) e infine l’accesso semplificato al Fondo di Garanzia per le PMI, che copre fino all’80% dei finanziamenti richiesti.

Strumenti di supporto dedicato

Il sistema normativo italiano include diverse agevolazioni e strumenti dedicati a questa categoria:

  • Fondo di Garanzia per le PMI: accesso agevolato al credito grazie a garanzie statali per finanziare progetti di crescita e innovazione.
  • Regime forfettario: tassazione semplificata per le microimprese con ricavi annui fino a 85.000 euro, che garantisce una riduzione degli adempimenti fiscali e amministrativi.
  • Incentivi regionali e nazionali: programmi come “Nuova Sabatini” per l’acquisto di beni strumentali e contributi a fondo perduto per digitalizzazione e transizione ecologica.
  • Agevolazioni sui contributi previdenziali: aliquote ridotte per start-up innovative e nuove imprese artigiane.

Le politiche italiane cercano di sostenere le microimprese attraverso una combinazione di interventi fiscali, finanziari e di semplificazione amministrativa, con particolare attenzione alle zone meno sviluppate del paese, come il Sud Italia, attraverso strumenti specifici come Resto al Sud e il Credito d’Imposta per il Mezzogiorno. Tali iniziative mirano a favorire la competitività delle microimprese nel contesto nazionale ed europeo.

L’unione fa la forza

In Italia, le microimprese possono contare anche su una serie di strumenti normativi e incentivi che favoriscono le aggregazioni, con l’obiettivo di superare i limiti dimensionali e migliorare la competitività, affrontando il mercato globale con maggiore forza.

Tra le principali soluzioni disponibili, il contratto di rete si distingue come uno degli strumenti più efficaci. Introdotto dal Decreto Legge n. 5/2009 e successivamente potenziato, il contratto di rete permette a diverse imprese, incluse le microimprese, di collaborare su progetti specifici senza perdere la propria autonomia giuridica. Questo modello consente di condividere risorse, competenze e investimenti, agevolando anche l’accesso a incentivi fiscali, come l’esenzione da tassazione sugli utili accantonati per i progetti in rete.

Anche i consorzi e le cooperative rappresentano forme tradizionali ma tuttora valide di aggregazione. Regolati dal Codice Civile, questi strumenti permettono alle microimprese di unire forze per ottenere economie di scala, migliorare il potere contrattuale e accedere a contributi pubblici per iniziative collettive.

Questi modelli di aggregazione sono particolarmente diffusi nei settori artigianali, agricoli e turistici, dove le piccole realtà possono cooperare per la promozione dei prodotti o per partecipare a gare d’appalto.

Dal punto di vista fiscale e finanziario, esistono numerosi incentivi mirati. Tra questi, il credito d’imposta per le reti d’impresa, introdotto dal Decreto Sviluppo 2011, agevola gli investimenti realizzati nell’ambito di contratti di rete. Allo stesso tempo, il Fondo Nuove Competenze offre supporto finanziario per la formazione dei dipendenti, migliorando le capacità delle microimprese di adattarsi alle trasformazioni tecnologiche. Anche il Fondo di Garanzia per le PMI gioca un ruolo cruciale, facilitando l’accesso al credito per le imprese che si uniscono in progetti di rete.

Inoltre, il Piano Transizione 4.0 ha introdotto i Digital Innovation Hub e i Competence Center, che rappresentano un importante punto di riferimento per le microimprese intenzionate a collaborare per innovare e digitalizzarsi. Queste strutture offrono supporto tecnico e accesso a incentivi economici, permettendo anche alle realtà più piccole di adottare tecnologie avanzate.

Un altro strumento importante è rappresentato dai distretti produttivi e dalle filiere integrate, che sono regolamentati a livello regionale e nazionale. Queste aggregazioni consentono alle microimprese di partecipare a progetti di sviluppo locale, innovazione e internazionalizzazione, spesso con il supporto di contributi specifici.

Infine, sono state introdotte diverse semplificazioni amministrative per le reti d’impresa, come gli sportelli unici che riducono la burocrazia e gli sgravi contributivi per le cooperative e le reti attive in settori strategici come energia, ambiente e turismo.

Le imprese che scelgono di aggregarsi possono così beneficiare di una maggiore competitività, accedere a nuovi mercati, ridurre i costi e partecipare congiuntamente a gare pubbliche di grande portata. In questo contesto, le aggregazioni rappresentano una risposta strategica alle sfide del mercato, offrendo alle microimprese italiane una via concreta per rafforzarsi e crescere.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) si occupa in questo senso di politiche industriali, agevolazioni e supporto alle micro, piccole e medie imprese, anche con incentivi dedicati.

Per agevolazioni finanziarie e accesso al credito, invece, può essere utile rivoglersi al Fondo di Garanzia per le PMI.